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Dwight Yoakam - Blame The Vain
(New West/I.R.D.)
www.dwightyoakam.com
Dwight Yoakam is a strange kind of country mainstream singer. No one, in country music, has his commercial success and his artistic credibility. His latest album Blame The Vain marks a new era for Yoakam because this is the first self-produced album.
La New West quest’anno ha fatto le cose in grande, basti vedere la bontà di Master Of Disaster di John Hiatt per capire che ormai è la label leader nella roots music americana. A conferma di ciò arriva Blame The Vain, nuovo ed atteso ritorno discografico di Dwight Yoakam, songwriter attento e pieno di talento non solo musicale. Dopo aver abbandonato l’ Audium/Koch che diede alle stampe Population Me, Dwight sbarca anche lui in una etichetta indipendente rimettendosi completamente in gioco a partire dalla separazione con il suo più fidato collaboratore Pete Anderson, per finire a tutta la sua band che è stata completamente rinnovata. Ora ad affiancarlo c’è una band di alto livello che vanta, Keith Gattis alle chitarre, Taras Prodaniuk (già con Lucinda Williams) al basso, Mitch Marine alla batteria e Skip Edwards alla steel guitar. Quello che è risultato dalle session è un disco dal suono ben delineato dai toni elettrici molto solidi ma soprattutto con una ritrovata freschezza che ci riporta dritto ai suoi esordi. E se di rinascita artistica vogliamo parlare è bene parlare anche di rinascita interiore come traspare dai suoi testi, significativa in questo senso è I Wanna Love Again. Da pari è bene citare anche la title track un brano davvero molto riuscito con un ritornello di presa sicura che fa il paio con una serie alternata di ballate e brani elettrici. In questo senso mi piace citare Just Passing Time e Lucky That Way, due ballate dalla melodia irresistibile a cui fanno da contrappunto le virate elettriche di International Heartache e When I First Came Here, in cui brilla la chitarre di Gattis. Il resto si inserisce alla perfezione in questo contesto e anche brani apparentemente fuori fuoco come lo sgangherato honky tonk di Three Good Reasons e il valzerone di altri tempi di The Last Heart In Line, assumono una luce differente soprattutto se viste in relazione a tutto l’insieme. Un come-back album di tutto rispetto che sicuramente rappresenterà uno dei capisaldi della discografia futura di Yoakam, in quanto in possesso di tutti i requisiti per essere ricordato nel tempo.
Salvatore Esposito
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