Joel Rafael Band - Woodyboye “Songs of Woody Guthrie (and Tales Worth Telling)” Volume II
(Appleseed/I.R.D.)
www.joelrafael.com
Woodyboye Volume II follows the 1st Volume released in 2003 and expands "Woodeye’s" project by shifting the balance of Guthrie originals to include four songs combining Woody’s lyrics and Joe Rafael’s melodies amongst its eleven Guthrie-penned tracks, plus a Woody-esque Rafael original.
Già due anni fa Joel Rafael, apprezzato songwriter della scena indipendente americana, si era segnalato per un apprezzato album dedicato alle canzoni di Woody Guthrie. Il disco all’epoca era piaciuto moltissimo sia ai puristi sia a coloro che avevano gradito l’ondata di recupero delle composizioni di Woody fatta da Billy Bragg e da Wilco. Questo secondo capitolo, è dedicato in modo particolare alla parte finale della vita di Woody, stroncata troppo presto da un male incurabile. Anche qui troviamo dei brani mai pubblicati, musicati e recuperati da Rafael, grazie all’aiuto della figlia di Woody, Nora Guthrie. Ad affiancarlo in questa nuova avventura troviamo ottimi musicisti tra cui spicca, oltre alla figlia Jamaica al violino e ai cori, Van Dyke Parks al piano e all’accordion e una serie di ospiti speciali alle voci come Jackson Browne, Arlo Guthrie e Jimmy LaFave. Questo disco, come il precedente, si caratterizza per una particolare attenzione agli arrangiamenti tutti basati su trame acustiche in bilico tra country e folk. Così tornano alla luce brani come la ballata corale Stepstone, il country gospel di Heaven My Home in cui è affiancato dal coro The Burn Sisters e la commovente Two Good Men, dedicata alla vicenda di Sacco e Vanzetti. Tra i brani già noti di Woody vanno inoltre segnalate le belle versioni di Rangers Command e This Train Is Bound For Glory che ben si sposano con il resto del disco. Non meno bello è l’unico brano scritto da Rafael, Sierra Blanca Massacre che si inserisce alla perfezione nel mood del disco, recuperando lo stesso stile di Woody. Questo disco piacerà sicuramente agli appassionati della folksong di protesta americana ma credo che non mancherà di incuriosire anche l’ascoltatore occasionale.
Salvatore Esposito
