Quintorigo - Quintorigo Play Mingus
(Sam/Egea)
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Charlie Mingus will surely bless from Heaven this italian band

Il titolo dice tutto e il possibile acquirente potrebbe essere attanagliato da un feroce dubbio: sarà un flop o un disco valido? Perchè si può dire che i Quintorigo sono sì bravi musicisti, ma certo sono passati da Sanremo. Oppure si può aggiungere che senza John De Leo i Quintorigo non sono più quelli di una volta. Luoghi comuni come l'assenza delle mezze stagioni. Quintorigo Play Mingus è innanzitutto un'opera di estremo coraggio: un gruppo italiano che non è necessariamente jazz affronta a muso duro e con passione uno dei grandi autori-interpreti del jazz. In secondo luogo i brani di Mingus sono adattati alla formazione attuale del gruppo basata su tre strumenti ad arco, un sax e una voce. Line up originale quanto utile ad ascoltare i classici di Charlie Mingus in veste nuova. Quindi gli ospiti, inevitabili per affrontare alcune sonorità, sono discreti (anche quel bravo gigione di Antonello Salis alla fisarmonica) e riescono a entrare nella sonorità e nel progetto dei Quintorigo senza prevalere. Torniamo un attimo alla voce, quella di Luisa Cottifogli, che non compare in tutti brani. Non è una voce jazz, piuttosto guarda verso il blues, ma proprio per questo sa dare quel giusto colore che si lega con quello degli altri strumenti per giungere ai momenti di eccellenza di Freedom e di Goodbye Pork Pie Hat dove si evidenza nell'imitazione di una tromba con sordina (questo sì che è un bel momento jazz). Molto efficaci anche Jelly Roll, con il piano di Michele Francesconi che omaggia quello del musicista a cui è dedicato il brano, Oh Lord Don't Let Them Drop That Atomic Bomb On Me con il suo incedere sincopato e gli archi in perfetta sintonia sotto il sax di Valentino Bianchi. Un disco che, ripetiamo, può veramente fare giustizia dei luoghi comuni e che invece conferma quanta voglia di fare ci sia in Italia. Non sarà perfetto, comunque Chapeau!

Michele Manzotti