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Renè Aubry – Play time
(Hopi Mesa/ IRD)

16th cinematic album for the Franch composer and multi-instrumentalist Renè Aubry

Si può parlare di musica classica, jazz, etnica, musica da film, ma l’incontro tra le semplici parole non è sufficiente per descrivere l’universo fantastico, giocoso, sognante, irreale della musica, prevalentemente strumentale, del poli-strumentista francese Renè Aubry. Sulla scena dal 1983, Play Time è per Aubry il sedicesimo album, dopo una carriera tra album solisti, colonne sonore da film, musiche per balletti. E’ difficile separare la musica di Aubry dalle immagini, anche quando le immagini non ci sono e sono solamente suggerite dalle note. Ecco che il brano “Dare-Dard” potrebbe diventare la colonna sonora di un Pinocchio immaginario, mentre “Prima Donna” fare da sfondo a qualche scena di un film di Fellini o Truffaut. L’incastro tra gli strumenti prevalentemente acustici ha molto della musica etnica, ora spagnola, ora mediterranea. Detto questo, però, il legame con la Francia è forte, non solo nell’eco degli elementi musicali: se gli strumentali di Aubry avessero un testo, viene da pensare, la lingua perfetta sarebbe il francese. Play Time è il tempo del gioco e, in un gioco di parole, quello della musica. Il titolo rappresenta bene l’album, così come la musica si adatta al titolo, in un susseguirsi di note in cui si alternano i momenti più gioiosi e quelli più malinconici, sotto il denominatore comune di un andamento sempre lieve ed aggraziato. A penalizzare un po’ lo sforzo creativo, forse, entra in gioco il fatto che la musica di Aubry è difficile da assaporare solo attraverso un lettore cd, senza l’apporto di un’ immagine che l’ accompagna o di un musicista che la esegue dal vivo, a fronte della considerevole lunghezza dell’album, probabilmente eccessiva, di oltre sessanta minuti.

Giulia Nuti

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