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The Green Man Festival 2009

The Green Man Festival resta il festival ideale per perdersi e ritrovarsi ancora oggi a distanza di sette anni dalla sua prima edizione. L’incremento di pubblico non ha nociuto alla qualità; nonostante che l’evento di tre giorni abbia intrapreso un percorso più indie rock le sorprese restano ancora quelle novità che non ti attenderesti mai di trovare qui.
Se da una parte si è rinforzato il carnet dei nomi di punta (gli immensi Wilco, un convincente Jarvis Cocker, gli impeccabili British Sea Power, gli sciamananici Dirty Three per la loro unica data in UK, il supertalentuoso Andrew Bird, i sempre più sessantottini Vetiver, un soporifero Bon Iver, i creativissimi Animal Collective e un autistico Rocky Erickson che ha ripetuto la sua solita performance di un anno, due anni, venticinque anni fa dando le spalle al pubblico e non suscitando grandi critiche positive ) sono gli eventi nei palchi”minori” che danno il polso di ciò che davvero sta accadendo in giro, non solo in Gran Bretagna.
Infatti le prime due sorprese vengono dagli stati Uniti: un trio sporco e acido dalla West Virginia, Mississippi Witch, una sorta di Mountain dalla deriva oscura, ma super tecnica e il convincente duo She Keeps Bees, da Brooklyn.
Mississippi Witch

She Keeps Bees

Nonostante che la formula del duo chitarra/Voce e batteria sia oramai un po’ consunta, Jessica Larrabee ed Andy La Plant hanno dalla loro dei brani dal tono roco blues e marcio, condotti dalla bella voce di lei e dalla sua tecnica chitarristica tozza, senza fronzoli, portati a termine dalle cavalcate percussionistiche del giovane Andy. Per il loro atteso set il Greenman Pub si è riempito in battibaleno e chi ha tirato in ballo PJ Harvey si è dovuto zittire davanti al gran bel tono vocale di Jessica e alla sua innegabile bellezza.
Un terzo duo anche questo americano, molto atteso sull’onda di un bel debutto ‘Free Your Mind And Win A Pony’, The Golden Animals (Tommy Eisner e Linda Beecroft), ha fatto parlare di sé. Con la loro psichedelia intrisa di solarità i due newyorchesi emigrati nella Bay Area per motivi di appartenenza artistica, interrogati dal recensore sullo stile messo in musica, si definiscono “Howlin' Wolf crossed with a Beach Boy” che la dice lunga sulle loro radici, convincendo fino in fondo con le belle armonie vocali di Linda che allontanano definitivamente i paragoni con Jack & Meg.
In quanto ed aspettative ha invece deluso la 20enne Beth Jeans Houghton - una bellezza nordica - vista l’anno scorso esordire come un diamante grezzo e ritrovata nella ampia tenda tentare una strada più glam e vitale ma senza appropriate canzoni. Sarà il nuovo fenomeno Bat For Lashes del 2010 ? Molti ci confidano ma l’imprevedibilità del set non ha lasciato molto.

Beth Jeans Houghton

Ci sono poi le certezze che approdano dal nulla al The Green Man Festival per completare un ciclo iniziato magari solo qualche mese fa.
E’ il caso di The Leisure society il cui album The Sleeper aveva fatto gridare al miracolo e che dal vivo sono un versione felice della svolta folk di Dexy Midnight Runners. Nick Hemming e Christian Hardy guidano una band di 7 musicisti che fondono tante cose attraverso l’incrocio di ukulele, violino, violoncello, piano elettrico e chitarre varie. Il gusto della bella melodia è fortissimo e il risultato è felice. Il pubblico apprezza apertamente e sarà con il set intenso e buckleyano dell‘americano Scott Matthews una delle cose migliori inattese accadute sul palco centrale.

Nick Hemming e Christian Hardy

Scott Matthews

Sull’onda del successo di critica del suo bel Minor White torna al The Green Man Festival la romana Emma Tricca, questa volta accompagnata da una band italiana: Andrea Garbo alle chitarre elettriche e una sezione ritmica composta da Milo Scaglioni e Paolo Mingardi, basso e batteria. I tre suonarono qui lo scorso anno come membri dei Jennifer Gentle suscitando un discreto scalpore con il loro freak beat, quella è però acqua passata. Con i tre al fianco la Tricca cambia marcia. Al di là del piacere elettroacustico di avere dietro le proprie spalle una ritmica, sono gli intrecchi con le chitarre di Garbo a fare la differenza ed quella del duo di corde la strada da seguire. Per 45 minuti al Green Man Festival sembra essere a Newport ‘65 e la gente sorride. Emma saluta intonano 500 Miles di Peter, Paul & Mary e del suo set se ne sentirà parlare tra gli addetti ai lavori locali anche il giorno dopo.
Emma Tricca con Andrea Garbo

Un set impensabile solo fino a 12 mesi qui al The Green Man Festival è stato quello di The Aliens. I tre ex Beta Band, Gordon Anderson John Maclean e Robin Jones (voce e chitarra, tastiere e batteria) mettono in campo le loro psicosi con gioia, abbandono e trasporto. Gli scozzesi portano nel parco nazionale del Galles il più contemporaneo esempio di quel che vive in musica la grande maggioranza della gioventù di terra d’Albione. La loro folle ed imprevedibile mistura di Madchester, groove, rock, cantautorato, italo house, trance psichedelia ed altro rappresenta quella modernità creativa che gli organizzatori cercavano, quella apertura ai più giovani che mancava.

The Aliens

Lo stesso dicasi per il contributo sostanziale dato al The Green Man festival dal team di Amorphus Andogynous, una sigla che fa capo alla sponda più “spaziale” di The Future Sound Of London. Dj, artisti visuali, band, solisti, light show di vecchio stampo e grafica si fondono in una comune che ha praticamente gestito per intero la tenda del Festival per l’intera giornata di domenica e che ha presentato come gran finale The Hawkwind. La band di Dave Brock ha voluto festeggiare con la sua apparizione al festival il quarantennale della loro prima performance dal vivo, tenutasi a Notting Hill Gate il 29 Agosto 1969. Molti i sopravvissuti convenuti e gli zombi usciti dalla umida terra gallese. Dell’evento convincono i debuttanti Cranium Pie che suonano uno space rock compatto e molto ispirato da tanti eroi dei settanta.
Chi ha convinto davvero sono stati Wooden Shijps da San Francisco, un quartetto non di primo pelo che suonano una psichedelia dura e intensa che prosegue la tradizione dei sessanta. I quattro hanno messo tutti d’accordo sottolineando il tono sempre più psichedelico di un festival che presenta una professionalità alternativa giocata al meglio e i cui risultati sono ormai tangibili oltre le barriere geografiche. Per finire: segnatevi questi due nomi: Blue Roses e Manry Hampton. Ne sentirete parlare prestissimo.

Wooden Shijps

E quando Jarvis Cocker ha affermato con orgoglio e in polemica al contemporaneo show degli U2 al Mllennium Stadium di Londra, che l’unico luogo dove trovarsi questa sera era il The Green Man Festival, un senso di appartenenza ha stretto tutti intorno al falò conclusivo.

Ernesto de Pascale

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