. | LIVE The Green Man Festival 2009 The Green Man Festival resta il festival ideale per perdersi e ritrovarsi ancora oggi a distanza di sette anni dalla sua prima edizione. L’incremento di pubblico non ha nociuto alla qualità; nonostante che l’evento di tre giorni abbia intrapreso un percorso più indie rock le sorprese restano ancora quelle novità che non ti attenderesti mai di trovare qui. She Keeps Bees Nonostante che la formula del duo chitarra/Voce e batteria sia oramai un po’ consunta, Jessica Larrabee ed Andy La Plant hanno dalla loro dei brani dal tono roco blues e marcio, condotti dalla bella voce di lei e dalla sua tecnica chitarristica tozza, senza fronzoli, portati a termine dalle cavalcate percussionistiche del giovane Andy. Per il loro atteso set il Greenman Pub si è riempito in battibaleno e chi ha tirato in ballo PJ Harvey si è dovuto zittire davanti al gran bel tono vocale di Jessica e alla sua innegabile bellezza. Beth Jeans Houghton Ci sono poi le certezze che approdano dal nulla al The Green Man Festival per completare un ciclo iniziato magari solo qualche mese fa. Nick Hemming e Christian Hardy Scott Matthews Sull’onda del successo di critica del suo bel Minor White torna al The Green Man Festival la romana Emma Tricca, questa volta accompagnata da una band italiana: Andrea Garbo alle chitarre elettriche e una sezione ritmica composta da Milo Scaglioni e Paolo Mingardi, basso e batteria. I tre suonarono qui lo scorso anno come membri dei Jennifer Gentle suscitando un discreto scalpore con il loro freak beat, quella è però acqua passata. Con i tre al fianco la Tricca cambia marcia. Al di là del piacere elettroacustico di avere dietro le proprie spalle una ritmica, sono gli intrecchi con le chitarre di Garbo a fare la differenza ed quella del duo di corde la strada da seguire. Per 45 minuti al Green Man Festival sembra essere a Newport ‘65 e la gente sorride. Emma saluta intonano 500 Miles di Peter, Paul & Mary e del suo set se ne sentirà parlare tra gli addetti ai lavori locali anche il giorno dopo. Un set impensabile solo fino a 12 mesi qui al The Green Man Festival è stato quello di The Aliens. I tre ex Beta Band, Gordon Anderson John Maclean e Robin Jones (voce e chitarra, tastiere e batteria) mettono in campo le loro psicosi con gioia, abbandono e trasporto. Gli scozzesi portano nel parco nazionale del Galles il più contemporaneo esempio di quel che vive in musica la grande maggioranza della gioventù di terra d’Albione. La loro folle ed imprevedibile mistura di Madchester, groove, rock, cantautorato, italo house, trance psichedelia ed altro rappresenta quella modernità creativa che gli organizzatori cercavano, quella apertura ai più giovani che mancava. The Aliens Lo stesso dicasi per il contributo sostanziale dato al The Green Man festival dal team di Amorphus Andogynous, una sigla che fa capo alla sponda più “spaziale” di The Future Sound Of London. Dj, artisti visuali, band, solisti, light show di vecchio stampo e grafica si fondono in una comune che ha praticamente gestito per intero la tenda del Festival per l’intera giornata di domenica e che ha presentato come gran finale The Hawkwind. La band di Dave Brock ha voluto festeggiare con la sua apparizione al festival il quarantennale della loro prima performance dal vivo, tenutasi a Notting Hill Gate il 29 Agosto 1969. Molti i sopravvissuti convenuti e gli zombi usciti dalla umida terra gallese. Dell’evento convincono i debuttanti Cranium Pie che suonano uno space rock compatto e molto ispirato da tanti eroi dei settanta. Wooden Shijps E quando Jarvis Cocker ha affermato con orgoglio e in polemica al contemporaneo show degli U2 al Mllennium Stadium di Londra, che l’unico luogo dove trovarsi questa sera era il The Green Man Festival, un senso di appartenenza ha stretto tutti intorno al falò conclusivo. Ernesto de Pascale |
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