A good album mixing pop, songwiting, Americana.
Dopo l’album di debutto dal titolo “Pajo”, David Pajo (Slint, Tortoise, Stereolab, Bonnie Prince Billy) pubblica il suo secondo lavoro, intitolato “1968”. Con un titolo che suggerisce la volontà di recuperare qualcosa dal passato, “1968” guarda senza dubbio al sound dei classici, ma soprattutto è un disco figlio del suo tempo ed è una buona prova di scrittura personale da parte dell’artista. Un inizio minimale che ricorda l’alternative folk di Jackie O’ Motherfucker e Wooden Wand introduce ad una prima sezione più rock del disco, in cui frasi di chitarra elettrica torniscono buone composizioni come “We get along, mostly”, o la più blues “Prescription blues”. Dopo “Wrong Turn”, in cui il cantautorato si unisce ad un moderato e garbato tocco di elettronica, l’album evolve verso una coda più folk e acustica, con canzoni nel senso più classico del termine in cui trovano posto strumenti come l’armonica ( Walk trough the dark) e che, più che in tutto il resto del disco, qui si rivolgono al passato e alla scuola dei cantautori americani (I’ve just restored my will to live again).
E’ un bell’album, bilanciato e curato, che mette in mostra una buona capacità di scrivere e di creare un sound personale.
Giulia Nuti
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Track list
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