Il panorama della nuova canzone d’autore francese è una brutta bestia per critica e pubblico italiano. Decisamente ignorato, quanti vanno a fare capolino scoprono una fucina di talenti e di varietà impressionante, una visione indie ben diversa dalla nostra, un profondo rispetto per i gli artisti di precedenti generazioni, una circuitazione per tutti, proprio per tutti, da cui dovremmo imparare perché non esclude nessuna fascia d’età e una predisposizione alla differenza e a seguire da lontano le direttive della musica internazionale dettate dalle produzioni discografica in inglese e dalle major.
Aggiungete a ciò la loro storia musicale, quella da cui attinse la canzone d’autore italiana e in special modo genovese e il loro grandissimo rispetto per il jazz e vi sarete fatti una idea sufficientemente sfaccettata per capire che potenziale di confronto abbiamo oltralpe.
Esclusi però pochi esempi come Gian Maria Testa di collaborazioni fra artisti italiani e francesi neanche l’ombra e il massimo che siamo riusciti a fare è stato esportare molti nostri jazzisti da loro nel nome di ben più solidi contratti discografici.
Arthur H., infatti, non vi dirà molto e come lui molti altri nomi “nuovi”. Novello Serge Gainsbourg, Arthur H. è davvero speciale. Sulle scene dal 1988, quando coalizzò per la prima volta con il bassista inglese Brad Scott, questo diafano ragazzo di quarant’anni dall’aria allampanata è un gran talento e scrive una canzone agrodolce moderna accompagnandosi da una strumentazione appena retrò e desueta anche nella scelta dei campionamenti.
Arthur H., un eroe nazionale in patria ci pare di capire dall’ovazione ricevuta sul palco del Montreux Jazz festival 2006, ospite del tributo a Claude Nogarò, con “adieu Tristesse”, dell’ottobre 2005, ha vinto un premio dietro l’altro, è entrato in classifica, ha collezionato 2 premi per i migliori videoclip del’anno con le canzoni “ Est-ce que tu ames” e “ Ma cerniere nuit a New York City “ mentre nell’album il pianista cantautore duetta con Feist ( altro nome da tenere d’occhio, compagna d’avventure del geniale pianista showman Gonzales) con –M- e con Jacques Higelin. Nomi che non diranno nulla ma che conferiscono al disco un sapore ricco e creano una bella alternanza alla voce abrasiva di Arthur H..
Dall’iniziale “Adieu Tristesse”, un lascivo talking blues alle Serge Gainsbourg che in coda al disco diventa “Le danseur” il più recente album di Arthur H. ha spessore e orizzonti cinematici. Fra le più belle, da segnalare “Ma sorciere bleue” dai toni musicali waitsiani, il duetto con Feist, “ La chanson de Sartie”, la agra riflessione di”le Fille de l’Est”, “Ma derniere nuit à New York City” vagamente kitsch e smaccatamente anni ottanta.
La coda del cd – da “Le danseur” in poi –si trasforma naturalmente in una mini suite che affascina e comprende “Le destin de voyager” in duetto con Jacques Higelin e la conclusiva “Confessions nocturne “, esposizione di tutto ciò che è Arthur H.
In latre parole : mai sentito niente di simile in Italia. L’unico paragone calzabile è con l’ottimo Lucio Morelli, guarda caso di estrazione belga. Un altro nome che ai molti, ahimè non dirà molto.
Ernesto de Pascale
Il Popolo del Blues fa pubblica ammenda di non esserci accorto di Arthur H. se non quasi 12 mesi dopo la pubblicazione dell’album ma la Universal italiana lo ha ignorato completamente poiché, supponiamo – come tutte le sussidiarie locali – troppo impegnata a promuovere il prodotto discografico interno o i grandi nomi del panorama anglo americano. Non ce la sentiamo di darle colpe, accadde già con lo straordinario Gonzales e riaccadrà, senza dubbio, con altri.
Certo è che se non ci facevamo seicento Kilometri da Firenze a Montreux o solo avessimo scelto altre date ed altre serate, Arthur H, per noi sarebbe rimasto un emerito sconosciuto!
Scoprire, ascoltare, ricercare, investire e rischiare è però il ruolo del giornalista ed è quello che vorremmo insegnare ai giovani che vorranno intraprendere questa strada, non i discorsi da bar o da direttore tecnico del lunedì di tante riviste antagoniste sul mercato.
Nel mondo della musica è oramai tutta una corsa a raccogliere la ultime briciole di una torta consumatasi molto tempo fa e ignorare un artista è questione di un attimo, specialmente se non ci sono precise disposizioni dall’alto. Non è più come una volta quando negli uffici si ascoltavano tutti i dischi delle consociate e si sceglieva. Pensate che quelli che lavorino un ufficio promozioni abbiano sia tempo che potere per farlo?…
e.d.p
Permettetemi di fare un plauso pubblico a mia moglie Laura Mauric che dopo la prima strofa della prima canzone tributo a Claude Nogarò sul palcoscenico di Montreux mi ha detto “questo è uno da tenere d’occhio, fortissimo…”.
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Track list
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