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21st century schizoid man al Flog

Giulia Nuti


Non c’è posto per i dubbi di chi si interroga sul destino del rock&roll in mezzo alla folta schiera di appassionati che attendono alla Flog l’inizio del concerto della 21st Century Schizoid Band. Il pubblico è numerosissimo, e per ognuno di coloro che aspettano impazienti e invocano a gran voce l’ingresso del gruppo sul palco sarà una grande notte di musica.

La storia della 21st Century Schizoid Band comincia da lontano, quando il giovane 22enne Ian Mc Donald fondava, insieme a Robert Fripp, i King Crimson. Era gennaio del 1969, e solo pochi mesi più tardi la band di giovani talenti avrebbe dato alle stampe il primo, storico, disco: “In The Court Of The Crimson King”. L’anno dopo Mc Donald lasciava il gruppo, che lanciava “In The Wake Of Poseidon”con Peter Giles al basso e Mel Collins agli strumenti a fiato. Ian Wallace sarebbe entrato nel gruppo come batterista due album più tardi, per rimanere in formazione fino al’72. Questi musicisti, oggi, con Jakko Jaskszyk alla chitarra, formano la 21st Century Schizoid Band e, il cui repertorio ruota attorno ai pezzi dei King Crimson di allora.

Salgono sul palco e il pubblico esplode in un boato di applausi, al quale si mescolano le prime, inequivocabili note di A Man, A City. Non sono solo fiorentini gli amanti del rock fra il pubblico, e non solo testimoni dell’originale successo dei King Crimson. Né i fan autentici, né i giovani curiosi si sono lasciati sfuggire l’occasione per essere qui, ognuno arrivato al gruppo attraverso chissà quale storia personale. Pochi secondi per entrare a contatto con l’estrema confidenza con cui la band si muove fra le note del pezzo e con un balzo sembra di tornare indietro di trent’anni, non per tutti nello stesso modo e non per tutti con lo stesso significato, ma certo con esito e sensazioni simili.

Il secondo pezzo eseguito, Cat Food, è come il precedente tratto dal secondo disco. Il sound del gruppo è travolgente e inarrestabile. Si ha l’impressione di essere davanti agli stessi musicisti di trent’anni prima ai quali, in più, hanno giovato il tempo e l’esperienza. La sensazione è quella di grande apertura e cordialità verso il pubblico. Collins spazia dal sax baritono al contralto suonando con forza e naturale aggressività. Mc Donald, come Collins a fiati e tastiere, è un musicista determinato ed elegante. Assoluta intesa tra la sonorità morbida e netta di Giles e il determinato Wallace. Jaszyk si libera con facilità dallo scontato paragone con Greg Lake, talentuoso cantante e bassista della prima formazione dei King Crimson, e unisce grandi capacità tecniche e interpretative.

Oltre ai pezzi del primo disco ci sono qualche nuova composizione e i pezzi di Island. Qui il pubblico impazzisce per Jakko, specialmente quando si lancia nella rapidissima sequenza di note che conclude Sailor’s Tale. Sull’assolo di I Talk to the Wind tanti, tanti applausi per Ian Mc Donald, e qualche mano stesa al cielo. Concludono con Epitaph e poi tornano sul palco per l’attacco deciso e corale dell’immancabile 21st Century Schizoid Man.

La serata ha distrutto le barriere del tempo. Per chi ha vissuto il successo dei King Crimson in tempo reale, questo è l’aggancio per tornare al passato. Senza nostalgia, perché si scopre, in un’occasione come questa, che mentre tanti remano contro la buona musica, questa trova la forza di andare avanti per la sua strada anche da sola. Per i più giovani, tanti ed entusiasti, è l’occasione per recuperare lo spirito genuino della buona musica e far ben sperare per il futuro.

Giulia Nuti


21st Century Schizoid Band

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