Peter Hammil is back in Florence
17.05.2003, Universale
La schiena di Peter Hammill è quella di un uomo di 55 anni che ha speso molte ore della sua vita ripiegato su un pianoforte a sognare e scrivere canzoni. Da solo con un pianoforte a coda e una chitarra acustica: così si
presenta davanti al pubblico dell'Universale, un pubblico di veri aficionados che lo seguono da quando era il cantante dei Van Der Graaf Generator. In questo piccolo cinema dalle seggioline rosse si respira un'aria da reimpatriata tra vecchi amici, infatti il reciproco amore tra Firenze e Peter Hammill ha radici lontane, poste nel febbraio del 1972, quando con i Van Der Graaf Generator suonò allo Space Electronic. Un concerto indimenticabile a detta sua e dei fortunati testimoni. Da allora sono passati tre decenni, ma la musica, quando viene da dentro, non ha tempo, e la musica, vecchia e nuova, di Peter Hammill viene proprio da lì. Suonare, così come ascoltare questa musica non è questione di nostalgia, è una musica diventata parte del patrimonio emozionale di chi si lascia coinvolgere, che emoziona non per reminescenze dell'età dell'oro passata ma per la sua assoluta attualità nel presente. Per quello che è, non per quel che ricorda. Una musica che, peraltro, non ha nemmeno bisogno di ornamenti aggiuntivi: all'Universale sul palco non c'era altro che Peter Hammill nella
sua pura essenzialità: una voce e due strumenti acustici. Che sono bastati per trasportarci in un universo che sembrava tanto lontano, dalla bellezza incontaminata, ma che invece era qui a portata di mano. Un artista spontaneo, sincero, che vive distante dalle major per potersiimmergere totalmente nella sua arte, che riesce a non ripetersi mai e a trovare sempre l'accordo giusto al momento giusto. Avrebbe potuto rifare i più celebri pezzi dei Van Der Graaf Generator, andare in tour con la vecchia band e riscuotere fortune ben maggiori, e invece fa semplicemente quello che si sente: va avanti, serata dopo serata, cambiando scaletta ogni volta. Un uomo che con i suoi sentimenti e, non dimentichiamocelo, con i suoi testi ha fatto qualcosa per la musica, ma soprattutto per molte persone. Senza mai recitare la parte della rockstar. Un uomo che si mette sullo stesso piano dell'ascoltatore, che ringrazia il pubblico della bellissima serata e che non rinuncia a dare un tocco artistico nemmeno ai suoi autografi.
"A presto".
Alessandro Alajmo