.

Peter Hammil a Firenze
E l’Universale diventa una sala da concerto


È stata una serata speciale quella che Peter Hammill ha offerto a più di 300 fans accorsi un pò da dovunque per vederlo, sabato scorso all’Universale. L’artista britannico ha dimostrato-se mai ce ne fosse stato bisogno-la sua unicità e la singolarità di ogni performamce,come ben spiegato in italiano il giorno precedente in un esauriente incontro con la stampa.Sempre calato nel presente,teso verso il futuro,Hammill ha rircordato-direttamente e indirettamente-gli anni con i mitici Van Der Graaf Generator,anni di formazione e di sperimentazione,vissuti a doppio filo con l’Italia, ma ha sopratutto fatto ascoltare una ampia selezione di brani dal suo ultimo album solista”Clutch”,il 42esimo della serie. Laternandosi tra il piano e la chitarra Peter Hammill ha offerto 105 minuti tutti giocati sull’intensità e l’emotività del momento. Quando dice che non è in grado di sapere che brani suonerà in concerto non c’è da stupirsene; le composizioni che suona hanno il sopravvento su di lui in maniera evidente e l’interpretazione stessa, a volte erratica,spigolosa, mai lineare, riflette il sentimento. Hammill giocava evidentemente in casa all’Universale e in brani come “ The Habit of a Broken Heart”,”Burnuckle Trade” si è veramente sciolto. Alla chitarra esegue i propri brani con stile ortodosso, pare abbia riascoltato da non molto vecchi bluesman come Mance Lipscombe, Furry Lewis, Tampa Red e Bukka White, ma funzionale al risultato.

Al piano l’artista è invece molto attento alla sonorità delle voci usate sulla tastiera: in “Train time” o in classici come “Still Life”e”Vision”ciò è stato chiaro,sopratutto nelle ultime due per come sia riuscito a farle rivivere solisticamente.Alla fine tutti a casa,si fa per dire, con una versione solo vocale di “Again”dal disco ”In Camera”. Il resto sono solo commenti esaltanti, facce raggianti, Hammill a disposizione per autografi e saluti, il Fagioli, patron dell’Universale felice come non mai per aver coronato un proprio sogno, il gruppo di studio –reperibile su yahoo come “Hammillitalia”- ancora più motivato ad andare avanti(a settembre il sassofonista David Jackson dovrebbe tenere un seminario a Prato) e tutte le copie dei cd dell’artista terminati. Firenze ha insomma contribuito al cammino indipendente di un grande artista il quale ha dimostrato il suo stato di grazia e la sua voglia di non mollare.Questa è la vera notizia. Tutto ciò è avvenuto in una atmosfera civile e di grande rilassatezza, senza mitologie, in una sera che offriva molte altre alternative e il cui risultato di pubblico è due volte da ricordare. L’Universale è stata una buona casa per questa serata fuori dal suo usuale utilizzo di locale di tendenza. Lasciato fuori da quel percorso, non confondendo l’uno con l’altro, esso è un luogo confortevole dove si può e si deve fare buona musica d’ascolto.Potrebbe essere la sua prossima scommessa.

Ernesto de Pascale

back to Hammill

tutte le recensioni

home

home

.
.

eXTReMe Tracker