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Intervista a Jack Bruce

Jack Bruce esasperato sradica un lavandino dal muro del camerino e lo scaraventa appresso alla corpulenta figura di Graham Bond, una volta suo band leader, ma oggi, tardo 1971, suo dipendente in una piccola orchestra dal forte potenziale che il bassista porta in gira per allontanare l’ombra ingombrante dei Cream che in 28 mesi di vita breve ma intensa hanno cancellato i meriti accumulati dal nostro nei precedenti 7 anni di professionismo. Ma, apparentemente, i fantasmi di Bond sono più ingombranti delle ombre di Jack e l’organista ha passato l’intera durata dello spettacolo appena conclusosi gesticolando verso qualcosa e/o qualcuno che nessuno vedeva,intromettendosi qui e lì, solo quando se ne ricordava,con sax e organo mentre Chris Spedding alla chitarra e John Marshall alla batteria tentavano di dare mano all’amico nell’ingrato compito di sostituire con il basso l’apporto melodico contrappuntistico di Graham.
Termina quella sera in quel teatro milanese l’innamoramento di Jack Bruce per il Blues, termina in modo ufficiale”....ma – mi confessa oggi candidamente-si trattava solo di staccare per un po'. Il Blues non se ne è mai andato dalla mia vita e devo a un compositore e arrangiatore americano, Kip Hanrahan, se lo ho ritrovato e sono tornato ad apparezzarlo e a viverlo armonicamente”.
Bruce (Glasgow, 1943) parla veloce, sulla scia di alcune belle ristampe Universal, curate dal ricercatore Mark Powell e sovraintese da Joe Black, un esperto in materia che ha le redini di quel vasto catalogo dopo alcuni proficui anni alla Rykodisc nel ruolo di unico label manager del patrimonio di casa Zappa. ”Things we like”, inciso quando i Cream esistevano ancora, ”Song for Taylor” del 1969,”Harmony’s Row”del 1971-l’album che incidentalmente Jack portava in concerto nell’infausto ”kitchen sink’s tour”, “Out of The Storm”, del 1974, tutto americano come il successivo ”How’s Trick”del 1975, costituiscono la prima serie di reissues che prevedono anche 1 doppio dal vivo del 1975 e un album inedito del 1978, in circolazione assieme anche alle complete BBC session dei Cream.
”Io devo moltissimo a Graham Bond-afferma senza peli sulla lingua-ma la situazione si era catapultata completamente:adesso non ero più io a dover dipendere da lui ,ma viceversa e io non avevo nessuna intenzione di veder la mia cariera rovinata da un muscista di talento senza perà più alcun orgoglio personale.Quando morì (gettandosi sotto un treno della metropolitana alla stazione di Finsbury park)nel 1975 pensai che aveva smesso di soffrire”.Ma nella mitica Graham Bond Organisation,gruppo che avrebbe influenzato generazioni a venire di musicisti, le cose andavano proprio male. ”Se non fosse stato per Dick Heckstall Smith non saremmo vissuti più di un paio di mesi.Dick ha sempre avuto capacità innate di raziocinio e in qualche modo”The Sound of 65” e”There’s Bond between us” sono il risultato del suo accanimento.Lui sapeva che la Organisation era una buona band,il fatto era riuscire a dimostralo!”.
Bruce arriva a Bond e ai suoi uomini dopo una esperienza di vero blues negli Incorporated di Alexis Korner e Cyril Davies. ”Furono mesi bellissimi e con Charlie(Watts)ancora oggi ci divertiamo a ricordarci questa o quella esperienza. Eravamo dei pionieri sulla scena e Cyril Davies sentiva molto questo ruolo mentre Alexis-the sweetest man on earth- era estremamente naive per cui ogni tentativo di far avanzare il nostro professionismo si stemperavano nel suo comportamento molto permissivo.Era bellissimo ma io avevo bisogno di denaro e mi volevo sposare.Inoltre la musica stava evolvendosi e le occassioni non mancavano.Io-dice con orgoglio-sapevo leggere bene la musica e a 11 anni avevo già scritto il mio primo quartetto d’archi!”.
E’ nella Organisation che Bruce incontra Ginger Baker.”Impossibile stargli dietro-dice-è un talento naturale ma nel nostro lungo sodalizio ho provato a parlargli tante volte,spronandolo a ottimizzare il suo talento ma non mi è mai riuscito portarlo a più miti consigli.Credetemi!.Ascoltate le sue composizioni nei dischi dei Cream, mettetele tutte insieme e scoprirete le sue radici vaudeville”.
Intanto il blues inglese stava praticamente sbocciando.”Il blues britannico –questa è la sua teoria – è il risultato di alcune casualità.Da una parte il lavoro mai abbastanza sottolineato svolto dalla carovana dell’American Blues Festival che praticamente invase la Gran Bretagna,poi la presenza di molti militari americani con le loro usanze, le loro abitudini,i loro dischi, la loro radio, ”The Voice of America”, poi l’avvento della musica da ballo americana di influenza blues che i gruppi locali eseguivano dal vivo,e non ultimo il fascino esotico che la terra lontana esercitava sui più giovani. Ma parimenti il blues britannico è il risultato del lavoro certosino(termine adattato dall’autore dell’articolo)di pochi,pochissimi appasionati, non solo musicisti.Non solo, quindi, Cyryl, Alexis o John Mayall (con il quale Jack rimase il tempo di incontrare eric Clapton ma lasciando la band per l’eccesso di disciplina) ma anche gente come la giornalista e fotografa Val Wilmer che fu una vera e propria anfiotriona dei musicisti americani in UK o dei fratelli Vernon. Certo-risponde affermativamente alla mia domanda-che esiste una prima onda del blues britannico.Eccola qui!”;e, invitato a rispondere a quali siano i musicisti più influenti Bruce ne elenca tre”Big Bill Broonzy,Sonny Boy Williamson e Mose Allison. Quest’ultimo perchè mi fece intravedere la possibilità di fare del vero blues pur essendo bianco!”.
Nei primi mesi del 1966,Bruce, lascia Mayall per la band di Manfred Mann.”Come stavo dicendo la musica si evolveva e tante cose accadevano. Il blues andava poi reinquadrato negli avvenimenti che ci accadevano muscalmente intorno: i Mods,i Beatles coesistevano con noi che indossavamo le magliette a righe orizzontali da Rugby e la sera siedevamo tutti insieme al Bags O’Nail”:
Wardour Street,numero 90. Il Marquee club è stato cancellato da tempo e di là dalla strada il Bags O’Nail non è più neanche il Pub che per lunghi anni rimase. Eppure nei negozi della vicina Berwick Street i cd di Bruce sono tutti esposti e l’esultanza della stampa nel salutarli di nuovo in circolazione pare sincera.
”In quei primi mesi del 1966 avevo rifiutato un ingaggio nell’orchestra di Marvin Gaye per stare vicino a mia moglie Janet Godfrey e l’unica maniera per vivere per un musicista era avere un brano di successo per suonare poi a cachet più alti almeno per un pò così “Pretty Flamingo”fu un respiro di sollievo.Ma dopo un pò-continua il bassista-l’esasperato commercilità del gruppo mi annoiò “.
Ginger Baker da un pò pressava Bruce con l’idea di un trio veramente blues ma anche veramente elettrico.Bruce era riuscito intanto a convincere il chitarrista Eric Clapton,a quel punto già un piccolo eroe locale.
”Non che a me l’idea del trio andasse molto-dice perentoriamente Bruce-perchè io volevo scrivere musica blues ma con accordi più evoluti.Ma dopo la prima prova nella casa di Ginger nel quartiere di Neasden,in Braymore Avenue, Ginger capii che quella era la strada da perseguire.L’idea dei Cream-ammette-è tutta di Ginger (ma il nome di Clapton!n.d.r.). Il vero problema-continua-è che già in quel primo incontro litigammo furiosamente e poi penso il trio non perseguì fino in fondo i propri intendimenti anche se-tiene a sottolineare-ci provò”. E aggiunge,” i Cream volevano essere un gruppo di puristi”contemporanei” e credo che questo non lo abbia capito nessuno e pochi lo hanno saputo leggere nel nostro repertorio anche se l’imprimatur del primo album mi pare chiaro”.
A rileggere la song list del primo disco dei Cream c’è da dare ragione a Bruce anche se è con “Wrapping Parer” primo singolo del trio e della nuova coppia compositore/autore Jack Bruce-Pete Brown che il gruppo dimostra di avere dalla loro un’arma che pochi colleghi del british blues hanno così definita: l’originalità. ”Wrapping Parer” è un blues senza essere un blues-spiega Jack-I tempi poi cambiavano così velocemente, basta scorrere i dischi usciti nella seconda metà del 1966 per rendersene conto, che la creatività era un unico flusso. Mi piace anche dire che fu una idea di Eric che io prendessi le redini vocali della band anche se io fino a quel giorno avevo giusto cantanto un paio di brani con la Organisation. Era naturale che scrivessimo dei brani nostri, a quel punto,visto.eravamo tutti colpiti dalle copacità dei Beatles, dopotutto”.
Pete Brown era un vecchio amico di Graham, personaggio folle ma ancora oggi lucidissimo, capace di mettere giù liriche abrasive e pungenti assolutamente originali. Nacque così una coppia di autori-compositori che ancora oggi resiste all’usura del tempo.”Tutt’ora è un piacere lavorare con lui-sottolinea il bassista-e le composizioni originali si intercalavano bene alla nostra idea di blues.Lavorammo a lungo sull’idea di suonare blues con lo spirito dei puristi ma l’attitudine contemporanea”.
Per capire bene lo spirito Jack Bruce fa un breve exursu sull’esordio dellaformazione con alcuni interessanti commenti.
“”I’m so Glad” ad esempio, fu il primo brano che affrontammo, ricordo, e”Spoonful” la trattammo con l’idea di farla davvero nostra. In quel momento band come i Bluesbreakers o i nascenti Fleetwood Mac cercavano di ricreare il suono di Chicago. Essa era una istanza che trovavamo tutti e tre giusta ma a noi non interessava. Quei dischi originali erano fatti così bene che non ci sembrava una buona idea arrivare secondi, sapendo fin da prima, di non poter fare di meglio.Ma se tratti la musica con rispetto e amore la puoi fare tua. E quando,un pò di tempo dopo, incontrammo a Chicago gente come Muddy Waters, questi erano assolutamente sbalorditi dal nostro approccio e di quanto rispetto fosse stato pagato per la loro musica!”.
Con il debutto al festival Jazz & blues di Windsor del 1966 i Cream portano il Blues inglese a uno passo oltre. ”Robert Stigwood, già manager della formazione di Graham Bond, pensò di farci fare il circuito della Organisation ma io gli spiegai che si poteva chiedere ben di più e forzare la mano.Loro non ne erano convinti ma quando ci provarono si resero conto che nessuno diceva di no!”.
E’ con questa attitudine un pò spavalda,di cui Baker era un campione( “la peggiore cosa che potesse capitare a qualcuno che ci voleva male era farsi portare in giro da Ginger alla guida della sua Rover”) che i Cream si conquistano un posto al sole nel panorama britannico della British Invasion e della Beatlemania che poco tempo aveva da dedicare al British Blues. ”Eravamo determinati a fare di testa nostra dopo gli anni della Organisation e di errori altrui ma il problema restava che i nostri erano tre modi differenti di fare di testa nostra”.
Le qualità del gruppo e la loro originalità si accrescono esponenzialmente con la pubblicazione di “I Feel Free”,il singolo che precede di poco l’album d’esordio dei Cream, ”Fresh Cream".
“Usammo lo studio a quattro piste del compositore classico John Gregory, il Ry Muse Studio. Fu un piccolo affare d’amore con la musica quella registrazione.Se era per Ginger non sarebbe mai stata pubblicata! E guai se qualcuno interferiva nelle nostre litigate. Il nostro manager,Robert Stigwood,più volte ci fece le spese!”.
”I Feel Free”volò all’undicesimo posto delle classifiche inglesi ed era un altro blues/non blues.
“La scrissi tutta sul pentagramma prima ancora di averne suonata una singola nota di essa-dice orgogliosamente sottolineando il suo forte background di musicista classico-e fu il trampolino di lancio dell’album”.Era il Dicembre 1966.
Il gruppo improvvisamente passò da un pubblico di circa 800 persone di media al doppio”...ed era solo blues,almeno nelle nostre intenzioni-esclama il musicista-ma quando una sera Chas Chandler ci portò Jimi Hendrix (appena sbarcato dall’America senza neanche un visto ufficiale)per una jam capimmo che non avevamo inventato niente e-dopo un’altra sonora litigata-cademmo in depressione!”.Ma la voglia di farcela,mista alla fortuna di trovarsi nel bel mezzo della british invasion in pieno atto, porta Bruce e amici nel nuovo continente.”Avremmo fatto qualunque cosa pur di andare negli Stati Uniti e conoscere i nostri eroi,sopratutto dopo aver visto all’opera certi giganti del blues acustico!”.E invece i Cream si trovano in un teatro di New York a suonare 3 pezzi in una revue del dj Murray the K.”Al secondo spettacolo ci costrinsero a suonare solo”I’m so glad”.Durava l’intero set assegnato”.
Il grande talento di scouting di Ahmet Ertgun presidente della Atlantic,al quale Stigwood aveva assegnato il gruppo per un tozzo di pane,viene,per loro fortuna,subito fuori in una situazione apparentemente non consona allo spirito dei tre.
”Ertgun!man....you can’t get away from him,man...he’s the living bible of music!”.E’ il presidente della etichetta Americana a intravedere il potenziale dei tre e a spingere Clapton a prendere il ruolo vocale di Bruce”questo non mi rese certo felice ma quando Felix Pappalardi venne-dalla sera alla mattina-in studio con un testo originale per “Hey Lawdy Mama”,un vecchio blues la cui parte vocale era già stata precedentemente assegnata a Eric,io dovetti arrendermi!”ammette Jack.Era nata “Strange Brew”.E’ questo brano il fulcro di “Disraeli Gears”,il vero disco dei Cream”forse il punto di non ritorno visto che dopo di quello fu una sola,unica,lunga,estenuante tournee fino alla fine della nostra storia...”.Figura chiave in sala di registrazione a New York,oltre a Ertgun,che aveva il ruolo di “verificatore”dell’universo blues di provenienza dei tre, fu l’ingegnere del suono Tom Dowd,recentemente scomparso.”Era come lavorare con un altro musicista di là dal vetro.Ahmet era in studio tuti i giorni-a differenza di Stigwood che credeva poco nei Cream e molto più nei Bee Gees-Tom seguiva con gli occhi Felix(Pappalardi)che stava con noi e che si impossessò facilmente del ruolo del produttore con la sortita di”Strange Brew”.Era,a parte i nostri dissapori,una atmosfera fantastica.Certo-confessa Bruce-a me non andava giù che “Sunshine of Your Love”non fosse il primo singolo dal disco ma quando Booker T. e Otis Redding la ascoltarono e mi assicurarono che non ci sarebbe stato problema e il brano avrebbe comunque avuto successo,io mi sentii al settimo cielo e da quel momento in poi accettati le cose con altro spirito!”.
“Sunshine of Your Love”divenne poi,non a caso,il brano di maggior successo dell’album la cui copertina di Martin Sharp è un piccolo gioiello di psichedelia UK,proprio mentre il gruppo si appropinquava alla costa Ovest.”Fino a quel giorno-ricorda il bassista i nostri set americani duravano 45 minuti-ma ci accorgemmo che al Fillmore di San Francisco nessuno ci fermava e iniziammo a allungare i brani a modo nostro”.Dal 22 Agosto al 3 Settembre i Cream suonano 12 volte al Fillmore passando da secondi in cartellone(alle spalle della Butterfield Blues Band)a primi(con gli Electric Flag e Gary Burton a fare da gruppo spalla!).Nel secondo fine settimana di permanenza nella sala di Geary st Bill Graham stipa 3500 persone in una sala che ha ancora oggi una capienza di 1195 posti per un gruppo che aveva pagato 15000 dollari in tutto.I tre riceveranno in regalo da Graham un rolex d’oro a testa che Bill consegnerà ai Cream personalmente all’aereoporto di San Francisco.
I tre musicisti torneranno al Fillmore dal 29 Febbraio al 3 Marzo 1968 per un lunga tenitura che costituirà poi il cuore delle sezioni live di “Wheels of Fire” e “Live Cream volume 1 e 2”.”James Cotton apriva i nostri concerti con una band favolosa-ricorda con piacere il musicista scozzese –avevo ascoltato l’album omonimo(Verve FT-3023) e James si presenta sul palcoscenico con Sam Lay,Luther Tucker,Michael Bloomfield e un fantastico painista,Alberto Giaquinto.Fantastico!Non potevamo credere che noi eravamo il top of the bill della serata!”.Ma Bruce omette di dire che Giaquinto,spacciatore professionista sarà quello che indurrà Eric all’uso dell’eroina.Musicista di talento(e autore di “Incident at Neshabur” per la Santana band) verrà subito allontanato e non compare già più nel successivo”Cotton in your ears” (Verve FTS –3060) dell’ottobre dello stesso anno.
Quando nel giugno del 1968 il gruppo si ripresenta a Tom Dowd per terminare”Wheels of Fire” l’ingegnere trova davanti a se una situazione ben diferente.”i tre Cream non erano più i puristi blues con tanto talento e creatività di solo un anno prima ma tre bestie che rischiavano di ammazzarsi praticamente ogni minuto”ricorderà il compianto tecnico nelle note del cofanetto di 4 cd dedicato al gruppo”Those were the days”.Nonostante ciò nelle facciate in studio del disco Bruce e Brown mostrano tute le loro capacità compositive :dal pattern in 5/4 di “White Room” alla affascinante “As you said” fino all blues di “Politician”i Cream dimostrano di essere ancora un gruppo.”Volli fortemente “Politician”-inventata durante una session per la BBC perchè eravamo”corti”- ma se non fossimo stati costretti a fare quel disco subito sarebbe stato meglio-confessa amaramente Jack-ascoltate “Passing the times”di Ginger,scritta con il jazzista Mike Taylor e provate a immaginare cosa avremmo potuto fare con più tempo!”.
Con il successo del gruppo aumentavano intanto le potenze di amplificazione, le capienze,il succeso,i soldi, le insoddisfazioni, la solitudine. Bruce imputa tutto ciò alla poca attenzione della Robert Stigwood Organisation.
”Un articolo veramente cattivo della rivista Rollig Stone mise praticamente fine alla nostra storia.Stroncavano Eric, i lunghi assoli,il volume.Era il momento della The Band, di “Music from Big Pink” e Pete Brown ed io eravamo entrati in una fase differente della nostra collaborazione, più free form. Ci si sfidava come poeti della beat generation, avevamo un tonnellata di bel materiale già pronto. Fu così che quando una sera,in Texas,ricordo,al termine di un concerto Eric venne a dirmi che per lui era finita,per me fu un sospiro di sollievo”.
Onorando le commisioni rimaste e tornando in studio nell’ottobre 1968,questa volta a Londra,sempre con Felix Pappalardi,i Cream salutano licenziando 3 importanti segnali di originalità:”Badge”scritta da Eric Clapton e George Harrison,”Doying Thet scrapyard thing”di Bruce e Brown e”What a Bringdown”di Baker non sono riempitivi nella loro storia”Certo che no!”esclama il bassista. Il gruppo saluta il pubblico a Londra dal palco della Royal Albert Hall il 26 Novembre 1968 in un concerto la cui apertura è affidata ai Taste di Rory Gallagher al loro debutto nella capitale britannica.Tre brani sono scelti da quel set e sono ancora una volta la grande dimostrazione di affetto verso il blues di Baker,Bruce e Clapton.”Sitting on the Top of The World”, “Politician” e”I’m so glad”introdurranno Skip James e Howling Wolf nelle case di tanti tenneager ei tardi sessanta. ”Felix scelse bene,lo ammetto,fu un bel gesto verso il blues ma io e Pete eravamo altrove.”Things we like”lo avevamo già registrato da un paio di mesi con Hiseman,Mc Laughlin e Heckstall Smith e aveva il compito di fare da spartitraffico fra il passato e il futuro mentre le nuove canzoni che avevamo scritto erano fortissime e pronte a essere registrate”.
Ma questa è un’altra storia che potrete leggere dettagliatamente dalla penna del collega Mark Powell nelle ristampe di cui all’inizio.Buon Ascolto.

Ernesto de Pascale Firenze 13.4/2003



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