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Springsteen, la forza del rock n’ roll
di Giulia Nuti


Trent’anni di carriera, ma sembra che per Springsteen il tempo non sia passato. Ad accoglierlo per il primo concerto della sua seconda visita in Italia in meno di un anno c’è uno stadio gremito ed entusiasta. Dopo Bologna, dove il Boss è stato protagonista lo scorso ottobre, anche Firenze è in attesa di vedere dal vivo il materiale dell’ultimo album, The Rising (Columbia, 2002), primo lavoro discografico con la E- Street Band dopo anni di pausa. La prova definitiva per la musica di chi è stato visto, agli esordi, come il futuro del rock&roll, si ha così, dal vivo, a contatto diretto col pubblico, perché come lo stesso Springsteen ha più volte affermato, i dischi sono soltanto il punto di partenza e lo stadio finale si ha nella comunicazione con chi ascolta. Bruce apre il concerto da solo, con una versione acustica di Born in The U.S.A. Poi è la volta dell’ingresso della E- Street Band, e l’inizio di un’esplosione di vigore e carisma che sarà la dimostrazione efficiente di quanto per Springsteen il contatto col pubblico sia davvero importante. Si parte col pezzo da cui il titolo del nuovo album, The Rising, affrontata con eccezionale determinazione. Non c’è fase di riscaldamento, almeno nell’intenzione e nell’interpretazione, per Springsteen e compagni. Al centro ci sono i brani del nuovo disco, che raggiungono dal vivo la loro massima completezza. Si passa così dalla trascinante Lonesome Day - come da scaletta per tutti gli ultimi concerti immediatamente successiva a The Rising – all’energetica Waiting on a Sunny Day, lasciando spazio anche a classici come Night e Jungleland ( dallo storico Born To Run) Out in The Street ( dove l’intera band si scatena) Sherry Darling e Badlands ( che in tanti fra i fan cantano). Springsteen, da sempre voce dell’America, si è ultimamente fatto voce anche della storia contemporanea della sua nazione. Nell’album non mancano quindi momenti di intimità, qui riproposti con Empty Sky, avvalorata da una versione acustica, e You’re Missing, per i quali al pubblico viene chiesta particolare concentrazione. La forza dirompente della ritrovata E- Street Band, che sui tamburi di Max Weinberg trova solido appoggio, e il modo in cui la musica viene accolta dal pubblico sono il vero indice della strepitosa riuscita della performance, con quarantamila e più persone che si scatenano, ballano, cantano e battono le mani all’intramontabile ritmo del rock in quattro quarti. Musica semplice questa, ma suonata con gusto e col cuore, carica delle storie di un’America sempre on the road, cara a tanti per il suo parlare senza frontiere.

Il momento della presentazione della band è riservata a Mary’s Place, pezzo in cui l’interazione col pubblico è più evidente che mai. Springsteen si dimostra eccezionale anche in questo, sfoderando il massimo della grinta e rivolgendosi ad ognuno dei suoi compagni con un’introduzione speciale, che li rende agli occhi del pubblico ognuno di loro tanto importante quanto lo stesso Boss. Due sono le chitarre della E- Street Band, Nils Lofgren e Steven Van Zandt, e due le tastiere, con Roy Bittan e Danny Federici. Oltre alla batteria di Weinberg, che con Tallent al basso completa la sezione ritmica , sul palco con Bruce c’è la moglie Patty Scialfa. Ultimo in ordine di presentazione, stimato dall’intera folla di spettatori, ( “c’è bisogno che dica il suo nome?”, chiede insistentemente il Boss) c’è il grande Clarence Clemons, impassibile e rigoroso dietro il suo sassofono. Il violino completa la carrellata degli strumenti coinvolti. Determinante è la figura del Boss, trainante per il resto della band, coraggioso e infaticabile, capace di infiammare uno stadio intero al grido di “Italia…andiamo!” Cinquantaquattro anni di età ma ancora l’energia degli esordi, che nonostante il caldo afoso gli dà la forza di correre incitando il pubblico per più di tre ore. Energia, la sua, che proviene da dentro, dallo stesso bisogno naturale di far musica. Ed è l’inarrestabile spinta in avanti che distingue Springsteen e la E-Street Band, quell’hungry heart che ha bisogno di continuare a cercare e di saziarsi dei propri sogni e delle proprie passioni. La lunga carrellata di bis si apre con Kitty’s Back e Ramrod e si conclude con Dancing in The Dark. In mezzo Born To Run, con Bruce esausto ma con la forza di ricordare a tutti che siamo nati per correre. E la filosofia del ragazzo del New Jersey con il sogno nel cassetto di fare della musica la propria vita è proprio questa, conservando oggi più di ieri l’entusiasmo per rinnovare ogni giorno la sfida.

Giulia Nuti

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