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2007, This is the Right Time for a change Sarà che la scomparsa di grandi artisti e personaggi che hanno fatto grande la musica di questi ultimi 60 anni (da Ahmet Ertegun a James Brown passando per Ruth Brown) ci fanno comprendere sempre di più il nostro ruolo attivo e responsabile nel mondo che vivo e viviamo, quello della musica e delle idee, certo è che una più forte presa di coscienza dei mezzi contemporanei di sfruttamento del diritto ci indicano la via. Dalla fondamentale innovazione di You Tube, l‘evento creativo del 2006, ai Tg podcast in rete - un segnale per quanti pensano che il giornalismo sia ancora solo la tutela di una categoria che si troverà purtroppo presto, ahimè!, senza arte né parte - fino ai nuovi cablaggi satellitari territoriali a costo zero, sento di poter affermare in mezzo a questi cambiamenti così radicali che la musica riguadagnerà un ruolo determinante per messaggio, divertimento, spiritualità e anche l’era di quella come gadget si avvia, con grande gioia di molti, alla conclusione, perché superata ed obsoleta. Le comunità di Myspace , con le loro diverse caratteristiche, se pur non utili come si pensava ai termini di carriera non solo musicale, fidelizzano dei rapporti e sveltiscono le comunicazioni in serie, in una specie di percorso subliminale che più che mai sarà determinato dalle capacità. Addio quindi ai concorsi, ai premi, alle manifestazioni, ma addio anche alla interdisciplinarietà: già vista, già detta, già sentita. E addio agli intellettuali da club già sostituiti da sindaci pigliatutto e trattano la cultura come un pacco postale e per il loro lancio. Certo, resteranno in piedi entrambi ma se non sapranno coltivare il pubblico più intelligente finiranno a mendicare un contratto di consulenza da quegli ex amici che non glielo potranno più dare o una poltrona nelle capitali del potere ottuso a sfruttare fringe benefit sempre più nell’occhio del ciclone. E quindi?, vi chiederete: quindi è giunto il momento di farsi il culo, di mostrare che sapete davvero fare il vostro lavoro, che avete davvero buona musica per le mani - “di qualsiasi tipo ma migliore di quella degli altri“- come era solito dire Tony Stratton Smith, il manager dei VDGG, Genesis e Bert Jansch nei primi settanta - e che, se siete figli delle raccomandazioni e delle manipolazioni, ora toccherà mostrare che ve le siete tutte meritate. E i soldi, vi chiedete adesso? sempre meno e pagamenti sempre più posticipati. Se salterà la network neutrality nata e dichiaratasi già negli anni settanta e salteranno i pannelli di accordi la corsa al ribasso sarà interrotta solo da quanti sapranno differenziare la propria offerta qualificandola ad altissimo livello e solidificando i propri archivi nel nome della strategia prossima ventura. Non esisterà futuro senza specializzazione e conoscenza profonda. Finalmente si tornerà a studiare mentre fuori nel mondo il marciume potrà forse essere dirottato in uno junkspace virtuale. Anche il Terzo Mondo rivivrà senza bisogno di Live Aid perché non più Ghetto e perché i Governi come li conosciamo non avranno più una ragione comune se non difendere se stessi. E’ questa un previsione piena di speranze ma deve vivere con la nostra determinazione a migliorare e a vivere con il naso all’insù, senza dimenticare la curiosità costante di cosa c’è oltre. Forse le cose non andranno esattamente così ma addirittura meglio. E ora messaggio dedicato a chi ama la musica e segue Il Popolo del Blues: per i fortysomething e fiftysomething continueranno a vivere i dischi in vinile e i feticci di sempre, non più per mero collezionismo ma testi da ascoltare, osservare, studiare, consultare. Gli artisti successivi ai maestri continueranno la lezione con parsimoniosa diligenza, perseveranza, addirittura costretti a migliorare ancora. Qualcuno penserà che questa è la fine del mondo ma noi l’avevamo già saltata a piè pari e ce l’eravamo lasciata dietro di noi oramai tempo fa, in nome del gusto, dell’intelligenza, della ragione, della pace, dell’amore e della comprensione. Ernesto de Pascale |
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