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In memoria di Ian Wallace
di Alessandro Staiti
Ian Wallace se n’è andato il 22 febbraio 2007 dopo una lunga lotta con un cancro all’esofago.
Ian era un grande batterista, non a caso è stato chiamato a collaborare da artisti come David Lindley, Bonnie Raitt, Ry Cooder, Larry Coryell, Lonnie Mack, Peter Frampton, Robben Ford, Joe Walsh, Alvin Lee; Warren Zevon, Brian Eno, Keith Emerson, Roy Orbison, Jon Anderson (Yes), Stevie Nicks, Steve Marriott, Crosby Stills and Nash, Procol Harum, The Traveling Wilburys. E ancora: Chuck Berry, Lindsey Buckingham, Tim Buckley, Jimmy Buffett, Eric Clapton, Bo Diddley, John Fogerty, Glen Frey, Billy Joel, Little Richard, Dave Mason, Al Kooper, Linda Ronstadt, Boz Scaggs, Bob Seger, Jo-el Sonnier, Otis Spann, Sting, e Steve Winwood. E da Robert Fripp nei King Crimson, ovviamente.
Come fan dei King Crimson, ho sempre amato Islands, il quarto ellepì il più atipico della produzione cremisi - l’unico registrato in studio con Ian. Splendida la sua batteria in “Sailor’s Tale”. Nei Novanta l’ho ascoltato al Palasport di Roma ad uno storico concerto di Jackson Browne. Pochi anni fa in tour a Firenze con la 21st Century Schizoid Band, maestosa. Infine quest’estate con il Crimson Jazz Trio una fantastica idea di Ian - a La Palma di Roma. Splendido il concerto, nonostante la serata molto piovosa e il palco all’aperto. Pochi ascoltatori, ma tutti di gusto raffinato: sapevano cosa sarebbero venuti ad ascoltare. L’album di esordio The King Crimson Songbook, Volume One scrive una pagina importante nel jazz contemporaneo, con avvincenti interpretazioni di otto splendidi brani del catalogo Cremisi. Jazz per appassionati del progressive. Progressive per appassionati del jazz. Fate voi. Poco prima del concerto mi sono fermato a parlare con Ian al ristorante. Era la prima volta che lo incontravo di persona: mi ha fatto un’ottima impressione. Un uomo giusto, allegro, educato, entusiasta.
Abbiamo parlato brevemente prima e dopo lo show e mi fa piacere riportarvi una piccola parte della mia intervista, che ripercorre in poche parole la sua parabola artistica, in particolare con i King Crimson e con Fripp: “Sebbene abbia cominciato a suonare sui dischi di Little Richards, Chuck Berry, Shadows e Beatles, come batterista credo di aver sempre amato il jazz, dove - a mio parere i batteristi possono esprimersi al meglio. Così, man mano che le mie aspirazioni musicali progredivano, cresceva anche il mio desiderio di emulare i miei eroi, in particolare Elvin Jones e Tony Williams. Ma essendo immerso in gruppi rock era quasi impossibile. Così quando fui invitato a unirmi ai King Crimson, capii che avrei avuto quella opportunità, e che sarebbe stata la mia prima esperienza di suonare con musicisti importanti. Tutto ciò ovviamente lasciò in me una forte impressione per lungo tempo, sebbene per via della delusione causata dalla nostra inevitabile rottura, abbia rigettato l’intera esperienza per un lungo periodo.
Agli inizi degli anni Novanta mi telefonò Robert Fripp. A parte un incontro occasionale a New York che ricordo fu piuttosto freddo non ci eravamo parlati per vent’anni. Quella telefonata fu l’inizio del nostro riavvicinamento che da allora è diventata una profonda amicizia. Verso l’inizio di questo millennio Robert è venuto a Nashville e abbiamo cenato insieme. Stava per pubblicare un CD dal vivo della nostra incarnazione Cremisi per la serie DGM Collectors Club e mi chiese di scrivere le note di copertina. Dopo aver accettato il compito, capii che avrei dovuto ascoltare quel CD. Mi ci sono avvicinato con una mente aperta e ne sono rimasto piuttosto piacevolmente sorpreso. Sembra proprio che suonassimo buona musica a quel tempo! Questo mi ha portato ad ascoltare altro materiale che avevamo suonato e, prima ancora che me ne accorgessi, ero tornato ad essere un fan…”.
Pochi mesi fa Ian in occasione della scomparsa di Boz Burrell, amico e collega nei KC, aveva scritto: “Boz, wherever you are I hope you don't rest in peace. I hope you're playing your balls off somewhere with people you love, to appreciative audiences. Save a place for me, my brother.” Già, “tienimi un posto, fratello mio”. Caro Ian, ovunque tu sia questo momento, ti auguro di aver trovato quel posto accanto a Boz…
Mi piace immaginarvi a suonare ancora insieme…
Alessandro Staiti
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