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Il ricordo dell'amico Lucio Seneca

Eravamo una specie di famiglia uno per l’altro, due scapoli felici e orgogliosi, autosufficienti e l’idea di fare l’alba ogni notte di Rai Stereonotte ci ricaricava.
Abbiamo fatto tante cose insieme e lui mi ha mostrato l’essenza della sua Napoli e del neapolitan sound, la sua storia, la sua gente, la sua storia.
Ci siamo raccontati avventure pazzesche, incredibili, irraggiungibili. Eravamo due non romani a Roma con licenza di libertà. Avevamo tante cose in comune e lui era un uomo di grande esperienza. Aveva confidenza nelle cose e mi ha insegnato tanto, lo capisco ora più che mai. Inoltre, ci divertivamo come pazzi! Secondo un codice conosciuto solo a noi due.
Ieri una persona cara, la conoscenza della quale devo in qualche modo a Lucio, mi ha chiesto se era felice e io le ho risposto chiedendole cosa è la felicità. Mi sono poi ricordato di una volta, Ponte Milvio, d’agosto, con nessuno in giro, quando Lucio mi raccontò della prima volta che aveva ascoltato la canzone “I Ragazzi del Juke Box“ in un juke box della sua città. Ecco quella canzone comincia con questa frase “La felicità costa un gettone / per i ragazzi del Juke Box”. E l’ho rivisto, un po’ mariulo, con i jeans con la risvolta alta, l’immancabile Turmac fra le dita strette in aria, pronto a lanciare il prossimo disco, Lester The NightFly del Vomero, hollywoodiano nella sua imperfetta eleganza perennemente anni cinquanta, perso nelle sue conversazioni telefoniche notturne con donne che lo pressavano da tutte le parti chiedendo spiegazioni, circondato da gatti, cibo in scatola e cicche, intento a ripetere ”Gesù, Gesù, ho sbagliato tutto”.

Non hai sbagliato nulla; Lucio. Sei stato uno dei più grandi showman che abbia mai incontrato e hai fatto il tuo spettacolo alla grande, fino in fondo.
Hai fatto felice tante persone con la musica che suonavi e con il tuo rigore professionale e la tua umanità hai riqualificato una categoria in rovina.

Grazie Lucio, per un milione di motivi che più di questo non spiegherò.
Sono orgoglioso di averti conosciuto ed essere stato tuo amico
Ernesto

Lucio Seneca nel documentario Vesuwave di Dino Lugli

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