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In occasione della pubblicazione del documentario The Corporation, interessante e sconvolgente dossier distribuito in Italia dalla Fandango sul ruolo e l’etica delle società di capitali americane nel mondo contemporaneo, il Popolo del Blues riporta in primo piano l’articolo sulla città di Celebration scritto qualche mese fa da Ernesto de Pascale durante il suo più recente viaggio in America. Anche Celebration e la Disney non vengono infatti risparmiate nella rassegna di “corporation” prese in considerazione nel documentario, di cui il Popolo del Blues raccomanda vivamente la visione. Info su www.thecorporation.com


Celebration, citta perfetta.
Tra Topolinia e il Truman Show


Quando nel tardo 1964 Walt Disney inaugurò il Walt Disney World di Orlando in Florida si impose come l’operatore finanziario più lungimirante della zona paludosa che circondava una città fino ad allora dormitorio per le centinaia di migliaia di emigrati messicani venuti a cercar fortuna in America raccogliendo le famose arance della Florida.
Disney World si risolse, e continua ancor oggi su quella scia come la gallina dalle uova d’oro della corporation, nel nome di quella land of hope and glory che gli americani amano celebrare ogni meno che non si dica.
Disney, o forse è meglio dire i tipi della Disney, visto che Walter morì il 14 dicembre 1966 a soli 65 anni, vide bene avanti acquistando tutti i 27.500 acri a disposizione senza badare al risparmio visto che i 160 acri acquistati a Los Angeles, e tramutati in Disneyland, si erano dimostrati insufficienti per gli scopi prefissati e che il costo dei lotti locali – una zozza palude ben lontana da qualsiasi risorsa commerciale – era poco più di un tozzo di pane.
Mentre Disneyland rappresentava l’ossessione di Walt con il passato, con Disney World il patrono intendeva celebrare il futuro. Decise così di chiamare il nuovo parco EPCOT, “Experimental Prototype Community for Tomorrow“.


Il centro di EPCOT doveva essere strutturato come un parco di divertimenti non dissimile da quello di Hollywood ma intorno ad esso si sarebbe dovuta sviluppare una utopistica città del futuro, dove tutto, dalle condizioni meteorologiche all’alloggiamento degli impiegati, sarebbe dovuto essere controllato da EPCOT. Walt nella sua ultima vacanza con la famiglia decise addirittura di approfondire temi come la costruzione di città modello e si portò appresso un volume su come si organizza una università. Confessò alla moglie che riponeva molte aspettative in questa, al momento ideale, comunità.
Con la sua scomparsa e l’andare del tempo il Walt Disney World si preoccupò soprattutto di confermare il primato di principale Leisure Park d’America, ampliando negli ottanta il suo raggio d’azione a joint ventures con la Universal Pictures e la MGM e rinnovandosi con il cambiare delle esigenze e dei target.
Il parco offrì lavoro a migliaia di persone imponendo il pendolarismo di massa ma di certo rese Orlando una città diversa da ciò che era, imponendola come alternativa a Miami nel turismo per la terza età. Una zona di essa, Winter Park, venne bonificata da un solo benefattore, per essere trasformata in una piccola Sunset Boulevard.

Al Walt Disney World di Orlando apparentemente niente del progetto della primordiale
“Experimental Prototype Community For Tomorrow“ era mai stato riproposto fino a quando nel 1994 nella zona più a sud dei 27.500 acri della Disney nasce Celebration, una città che si propone di offrire un nuovo urbanesimo a numero chiuso, gated community contro il logorio della vita moderna.
Celebration si sviluppa a forma di mezza luna fra laghetti, campi da golf e foreste tropicali in miniatura a mezzo miglio dalla vetusta 912, una antica strada di collegamento fra la moderna A 4 che attraversa da est a ovest la Florida e finisce a Tampa e la mitica A 1 che risale la costa est su fino al nord; sui bordi di essa è cresciuta e proliferata la Florida dell’Outlet, dello sconto, del Motel a 30 dollari, dei Wallgreen, degli House Depot, dei centri commerciali in genere, quel commercio che per ogni dollaro guadagnato dalla Disney ne guadagna due solo seguendo in “scia“.


È quindi un sollievo entrare in Celebration e lasciarsi dietro un’ America di seconda mano che ha deturpato alcune delle swamp più selvaggie del Sud in nome del turismo a tutti i costi. Nella piccola città tutto è perfetto: le 1600 case di proprietà saranno completate solo il prossimo anno e le attività commerciali sono poche e calibrate agli abitanti: prevalgono gli inglesi, mi pare di capire, e molti anziani hanno spostato il baricentro della propria vita qui. Famiglie con bimbi e amanti delle vacanze rilassanti e rassicuranti hanno trovato posto a Celebration, un ospedale attrezzatissimo è descritto con orgoglio, l’università della Florida ha aperto qui una sede distaccata, addirittura lo scontrino fiscale dell’ufficio postale locale recita “Friendly Celebration“; i palazzi alle porte della comunità offrono ancora stanze a questa o quella azienda che cerca il rilancio nel sud. Essi, a guardarli bene, non sono dissimili da quelli del nuovo centro direzionale di Firenze Novoli, anzi, sono uguali.
A Celebration - mi spiegano – quando acquisti una casa puoi scegliere solo fra otto modelli e in certe zone la scelta si restringe a un modello e basta. Per motivi che ancora mi sfuggono la distanza massima fra gli immobili non può superare i nove metri. Come metro di paragone pensate che nello stato di New York la legge delle “wetlands” (terre bagnate) recita che per costruire una casa, approvatone il progetto, si deve essere proprietari almeno di un ettaro di terreno.
A Celebration la vita scorre lenta e felice (ma ho visto i proprietari chiudere la porta di casa a chiave…) e vige un formalismo un pò da recita di fine anno. A qualcuno ogni tanto gli scappa di sbracarsi un pò di più e viene subito guardato male.
Coloro i quali hanno fatto un investimento finanziario qui nei tardi anni novanta hanno oggi quasi triplicato il valore e le compre - vendite si susseguono veloci, pianificate spesso privatamente, cercando sistematicamente di evitare i grandi nomi del real estate che tentano di comprare per rivendere a valore quintuplicato.
Certo è che vedersi mettere in piedi una casa di otto o più stanze con porticato in stile “Via col vento “, con tre servizi, camino, doppio garage e altri optional piace a tutti coloro i quali sono cresciuti con il sogno americano negli occhi. Niente a che vedere con lo spirito dei pionieri però, della casa che – legno dopo legno, mattone dopo mattone – parla di te, anche se gli sforzi di personificare gli immobili sono evidenti.
Ma evidente più di ogni altra cosa che la scommessa della “Experimental Prototype Community for Tomorrow“ è andata persa. Perchè la gente ha messo qui in atto – nonostante le indicazioni e alcune limitazioni che fanno quasi sorridere – la propria vita di sempre, il proprio gioco quotidiano, cercando, dopotutto, di fare salve le proprie istanze personali, magari viaggiando su una macchinina elettrica invece che in bicicletta ma senza sostanziali modifiche di vita.


Un canale locale della televisione è un “canale dedicato” a Celebration, poco più di quello che potrete trovare in un qualsiasi Hilton Hotel. Oggi comunicano che c’è bisogno di sangue all’ospedale di Celebration. La funzione sociale sembra espletata ma fuori casa dei signori con un t shirt che recita “manteinance team“ tagliano l’erba intorno casa e per un attimo ho il presentimento che siano spie governative.
Il centro della cittadina assomiglia tanto a quello di una città di mare italiana, un pò più simile a Marina di Pietrasanta che a Forte dei Marmi e ci si chiede come certe attività commerciali possano sopravvivere, tanto più che là fuori c’è proprio tutto a metà prezzo.
Si arriverà al ticket per entrare a Celebration?
Questa sera rientrando a casa, abitiamo in Celebration Avenue, mi sono messo ad ascoltare il concerto della natura: rane, anatre e altri abitanti del mondo circostante cantavano per me mentre contavo le stelle che i razzi avrebbero presto raggiunto dal centro spaziale di Cape Canaveral. Dopo qualche minuto di questa meraviglia, sarà perchè l’abitudine di molti anni di studio di registrazione mi porta ad analizzare le fonti sonore ho cominciato a notare una certa ripetitività costante e cadenzata dell’orchestra proveniente dal bosco dirimpetto all’abitazione. Che perfezione canora le rane, che voce senza inflessioni, che percezione aura esatta, come se tutti gli animaletti restassero fermi e impettiti per cantare per me,e un brivido ha percorso la mia schiena e la drammatica domanda. Non sarà mica una registrazione?


Mi hanno detto che dopo di me a Celebration è passato l’Uragano Charley. Il servizio metereologico di Celebration lo aveva annunciato fra le 20. e le 21 di sera e lui puntualmente si è presentato. La città ha retto bene così come il suo piano immobiliare per i prossimi anni – se ne prevede uno così fra almeno 43 anni! – e il giorno dopo hanno solo dovuto sostituire qualche quercia piantata qui per bellezza ma non proprio sicura di aver messo radici nelle usanze locali.
Per un attimo ho pensato che visto il tempismo e la perfetta operatività locale anche Charley fosse una sindrome della mia schizofrenia oggi che tutto qui mi sembra un pò The Truman Show. Poi ho acceso il telegiornale e ho capito che Charley aveva fatto sul serio.
Allora ho spento l’elettrodomestico e ho recitato una preghierina allo zio Walt.

Per altre informazioni su Celebration e punti di vista e opinioni
Pierluigi Cervellato su Domus n.854 del dic 2002 www.domus.it
Andrew Ross: Celebration, la città perfetta. L’Utopia urbanistca finanziata dalla Disney (ed.Arcanapop, pp 411, euro 17, 2001 )

Ernesto de Pascale




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