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Syd Barrett Goodbye Piper at the gates of dawn

Goodbye Piper at the gates of dawn


Eh si, il pifferaio matto ci ha lasciato, il destinatario di continui omaggi da parte della band da lui fondata nel 1965 ha detto basta. Basta ad un'esistenza segnata irrimediabilmente dagli allucinogeni,dall'arte e dalla follia. Forse David Gilmour ricorderà adesso ancor più vividamente quell'estate del '65 che trascorse insieme al ragazzo del lato buio della luna subito prima che Syd insieme a Waters, Mason e Wright formasse il primo nucleo dei Pink Floyd. Due anni dopo avrebbero esordito con "The Piper at the gates of dawn" che raccoglieva anche i primi singoli dove lui suonava quasi tutti gli strumenti. Che botta ragazzi! Io all'epoca avevo nove anni e posso a stento immaginare cosa successe nella testa dei teenager di allora che per qualsivoglia ragione erano entrati in contatto con quel vinile, personalmente lo ho ascoltato qualche anno dopo ma era ovviamente una cosa diversa. I Pink erano già strafamosi e artisti completi però è un album che ascolto ancora adesso (anche ora!) e sempre mi stupisco. La realtà (strana parola in questo contesto) è che Barrett è stato un musicista coi fiocchi e non un fesso qualsiasi.

Syd era nato il giorno dell'epifania del 1946, la Gran Bretagna usciva dalla II guerra e questo segnerà indelebilmente la musica dei Pink Floyd anche perchè in quel conflitto Roger Waters aveva perso il padre. Nel 1964 Barrett scrisse "See Emily play", ”Arnold Layne” che era la storia di un travestito e "The Piper at the gates of dawn" le cui liriche avrebbero ben rappresentato l'estate dell'amore in Inghilterra appena tre anni dopo. Era un maestro nel comporre piccole gemme psichedeliche. Si esibivano spesso allo U.F.O. Club a Londra e da lì presero il volo anche grazie ad una produzione sapiente da parte del proprietario del club Joe Boyd. I Pink erano i migliori nel genere underground e il successo, prima solo nei quartieri fighetti della città, arrivò dirompente in pochi anni. Pochi si, troppo. Veramente troppo poco il tempo e veramente troppe le droghe allucinogene assunte per resistere all'ombra scura della pazzia. Nel 1968 Syd venne allontanato dal gruppo e Gilmour, suo amico d'infanzia a Cambridge, lo sostituì. In realtà Gilmour arrivò un po’ prima e dopo cinque concerti Barrett non ce la fece più. Brutto momento: all'inizio gli amici gli chiesero di continuare a scrivere senza esibirsi dal vivo e si sa come vanno queste cose... In “A saucerful of secrets” compare solo in “Jugband music” che recita: “Vi sono molto obbligato per avermi reso chiaro che non sono realmente qui”. Nonostante tutto, assistito sempre dalla band, realizzò nel 1970 "The madcap laughs" (Il pazzo ride) che era bellissima testimonianza della follia che ormai pervadeva il musicista e manifesto di tutti i picchiatelli che frequentavo e frequento. Poi... sparito. Chiuso in casa passava il tempo a dipingere e quando si presentò all'improvviso durante una conferenza stampa dei Pink si stentava a riconoscerlo,anzi qualcuno non lo riconobbe proprio. Non riconobbe un amico che le medicine e la mente avevano tanto cambiato. Nel 1989 la Capitol pubblicò "Opel" che raccoglieva canzoni incise tra il '68 e il '70 quando Barrett andò negli studi di Abbey road col suo manager Peter Jones ed incise diverse canzoni,alcune bellissime come la stessa "Opel" o "Clown and Jugglers" con Robert Wyatt e Mike Ratledge dei Soft Machine. Poi, il vuoto, tanti quadri, due antologie pubblicate negli anni '90 e soprattutto il nostro rimpianto. Gli appassionati di musica ne coltivano molti (cosa che spero si eviti accuratamente nella vita) anche perchè tante volte le storie dei musicisti sono state tragiche o buttate via. Bisognerà fare un giro nella faccia nascosta della luna per incontrare ancora il nostro amico picchiatello.
Vado avanti io? Guardate che son diamanti eh?

Alessandro Mannozzi

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