Probabilmente avete vissuto anche voi in prima persona la spiacevole sensazione che si prova quando si realizza di aver acquistato un disco che non ci convince o che, addirittura, più lo si ascolta e più si aberra.
Certo, ci diciamo, può accadere… magari l’artista in questione non ha saputo “tenere” la lunga distanza, oppure si è evoluto lasciando in noi quel dubbio sulla nostra reale capacità di intendere e capire la musica.
“Che la musica sia andata così avanti al punto di non essermene reso conto?” ci si domanda. E finchè si tratta di un regalo si passa sopra a tutto, naturalmente!, anche se i regali, chi scrive così pensa, oltre a rispecchiare il gusto di chi dona dovrebbero anche essere utili a chi li riceve, ma quando siete stati voi, in prima persona, che covavate
quell’acquisto da un po’ oramai, beh!, credeteci, c’è da restare nervosi per un intero week end e non voler più sentir parlare di musica per un po’!.
Durante i giorni di festa ho visitato molti negozi: erano, finalmente per i commercianti impiccati dalle pressioni delle case discografiche, finalmente tutti pieni. E ho sbirciato gli acquisti di teen agers, madri indaffarate,
padri rockettari, zie all’oscuro dell’esistenza del lettore cd e così via.
Ho constatato una diffusa sensazione di confusione.
Io pensavo di incontrare un pubblico sicuro, che – specialmente dopo le molte sollecitazioni televisive, da Baglioni a “L’ultimo Valzer” a Celentano a “Francamente me ne infischio” attraverso centinaia di spot realizzati a volte meglio di una fiction – sapesse come muoversi nella forte offerta e invece ho visto persone in preda a forti crisi di panico che andavano avanti e dietro nervosamente fra gli scaffali di questo o quel negozio arraffando e poi riponendo compact molto differenti fra loro con lo smarrimento segnato in faccia. Forse che le istruzioni dei gran Mogol della comunicazione non erano state abbastanza forti? “Andate e comperate questo e quello” recitava, me lo ricordo bene e giù mazzate pesanti a chi si rifiutava. Quest’anno invece il popolo era sceso in piazza a dimostrare sommessamente la propria insofferenza. Ero in pieno stato di euforia nonostante comprendessi l’ansia dei molti… la gente – pensavo – avrà capito che bisogna sempre scegliere in prima persona senza farsi influenzare da nessuno, leggendo i quotidiani, le riviste specializzate, basandosi sulla pluralità delle proposte. Ero, dopotutto, felice. E sono tornato a casa allegro perché per la prima volta in anni avevo visto i miei pensieri realizzati.
Il giorno dopo, sollevato dagli accadimenti descritti sono sceso in strada presto e sono passato accanto a un negozio di Cd, ho comprato casa nei paraggi proprio per i momenti di “calo” improvviso. Un commesso stava
aprendo e sono entrato con lui per approfittare dell’orario e della relativa tranquillità. Il negozio, nel suo silenzio, pareva un luogo sacro, pronto ad accogliere i fedeli. Ho girato un po’ fra gli scaffali e sono rimasto colpito da una rimasta completamente vuota. Non ho potuto resistere e ho chiesto al giovane. “Come mai tutti gli scaffali sono pieni meno quello?” ho domandato. “Perché ieri ancor più dei giorni prima la gente che entrava qui, disperata, si rifugiava tutta nello stesso scompartimento, quello delle compilation di artisti vari” mi dice lui, mostrandomi una assodata conoscenza dei fatti . “E come mai?” ho incalzato incuriosito “Semplice!, perché nessuno sa più cosa vuole e per non sbagliare preferisce un disco con 14 brani di artisti tutti differenti l’uno dall’altro che il disco di uno solo di essi”. “E che vuol dire secondo lei?” ho balbettato io: “Che siamo alla frutta, caro signore mio e che cioè la gente, il popolo, gli acquirenti, insomma, non ci capiscono più niente e se continueremo così fra un po’ si venderanno dischi a chi deve ancora nascere…”.
Sono uscito sconsolato. Il mio era stato un sogno… per un attimo avevo pensato alla gente libera, indipendente, conscia dei soldi che spendeva e invece la realtà era che niente era cambiato. Decisi così di rientrare a casa per dedicarmi ad altre cose, mestamente.
Prima di salire su dalla cassetta delle lettere prelevai la posta fra cui una busta prestampata. La aprii: era un buono per ordinare due compilation per la prossima Pasqua al prezzo di una.
Ernesto de Pascale
Il Tirreno 4/1/2000
the state I'm in - dicembre 1999