Un emendamento alla legge americana del 1976 sul copyright tramutato in legge il 29 Novembre 1999 e controfirmata dal presidente Clinton potrebbe prevenire gli artisti dal reclamare i diritti sul proprio lavoro dopo 35 anni dalla data di prima realizzazione, come formulato 25 anni fa da una legge controfirmata dal congresso e dall’allora presidente degli Stati Uniti d’America, Gerald Ford.
Il controverso emendamento è stato aggiunto senza il solito dibattito congressuale e senza alcun input da parte degli artisti e permette da ora in poi, alle case discografiche americane, di considerare le registrazioni di un artista come “work for hire” “lavoro su commissione”. Questa nuova categoria darà alle compagnie la legalità di definire la realizzazione di un album come “compilations” o “collected work”, “lavoro a riscossione “, termine usato fino a oggi solo per lavori di sforzo collettivo come i lungometraggi o le antologie di autori, lì dove essi venivano pagati a “Flat Fee”, “quota fissa” piuttosto che con le royalties prodotte dal diritto d’autore.
Così facendo le case discografiche avranno il diritto di considerare i musicisti come “prestatori d’opera” e l’opera come propria controllando così la distribuzione e l’uso a tempo illimitato.
Questo vorrà significare per un artista che, invece di permettere a una compagnia di usare i diritti di una propria opera per un più o meno lungo periodo di tempo, dare a quella l’opera nella sua interezza senza limitazioni temporali o di altro tipo.
La rivista Billboard scrive che la modifica alla legge è stata richiesta dalla R.I.A.A, Recording Industry Association of America,il gruppo azionario dell’industria discografica che difende gli interessi delle major companies.
Il presidente della R.I.A.A. Hilary Rosen ha affermato che l’emendamento rende semplicemente “eligibile” una registrazione allo status di “prestazione d’opera” da parte dell’artista nei confronti della società che lo prenderà in carico.
Uno specifico contratto dovrà stipulare il “work for hire“ status lasciando alla società la ”libertà” di riversare a termine contratto o secondo i termini del 1976, comunque dopo 35 anni, all’artsita i ( già propri ) diritti.
Rosen afferma che l’emendamento vuole sottolineare come un disco sia il frutto di un lungo e complesso lavoro d’equipe che oggi più che mai è svolto da un folto team di persone e non più solo dall’artista autore e compositore.
Secondo la R.I.A.A., la soluzione semplificherà molte cose, perché solo trattando il disco come il lavoro di molti sarà possibile stabilire chi sono gli aventi diritto. Ma già da tempo molti artisti fanno firmare ai propri collaboratori, ai tecnici, ai produttori e ai turnisti accordi legali che affermino la loro unica proprietà sull’opera per essere e continuare ad essere gli unici aventi diritti delle proprie composizioni.. Oltre ciò si deve ricordare che sempre un maggior numero di artisti realizzano i propri album lontano dalle case madri e con un piccolo staff di supporto. La forza dietro un album resta, ancora secondo tutti, quella dell’autore e compositore (che viene infatti pagato se il proprio materiale è incisa da altri artisti).
Se la House Intellectual Property Subcommitee, la sottocommissione sulle proprietà intellettuali, non rimuoverà l’emendamento l’artista potrebbe non essere più il proprietario di ciò che ha composto. Ad oggi la legge statunitense dichiara che dopo 35 anni un artista ha il diritto di rientrare in possesso delle proprie opere – si chiama “right – reversion period” – e trattarle nuovamente a proprio piacimento e a propria libertà. Questa legge potrebbe essere non più valida.
Non contenta di ciò la R.I.A.A. ha fatto causa al sito www.MP3.com per aver infranto la legge sul copyright.
I rappresentanti di Sony, BMG/RCA, capitol, Warner Brothers ed Arista affermano che www.MP3.com ha introdotto due servizi che arrecheranno danni calcolabili in milioni di dollari.
Il primo dei due servizi permette a chi utilizza Internet di accedere a registrazioni con qualità digitale di Cd che già posseggono. I servizi “Istant Listening Service” e “beat It “ permetteranno agli iscritti al sito di acquistare da un venditore on line o di registrarsene una copia sul proprio CD-Rom e tramutarlo in formato MP3. Una volta riconosciuto dal sito l’ascoltatore avrà libero accesso all’album da dovunque si trovi.
La R.I.A.: afferma che per mettere in piedi questo sistema la www.MP3.com ha creato una “library” di oltre 45.000 titoli. Michael Robertson, fondatore e chief executive di MP3.com è intenzionato a fermare il “cartello di intimidazioni che la RIAA sta mettendo in pratica, sentendosi scappare il mercato dalle mani. Lotterò -conclude Robertson – fino all’ultima battaglia legale, se sarà necessario!”
Ernesto de Pascale
the state I'm in - febbraio 2000