il popolodelblues

The state I'm in

Forza ragazzi!

Ho avuto recentemente un’esperienza che, nel suo piccolo, mi ha aiutato a capire come mai la musica in Italia, a parte qualche eccezione, invece di progredire tende a procedere all’indietro.

Mi sono imbattuto in una band di genere pop rock molto interessante.

Pur sapendo che certe iniziative normalmente finiscono in un nulla di fatto, ho proposto i ragazzi a due buone case discografiche.

Con piacere, in ambedue i casi ho ricevuto un riscontro positivo, sia sulle esecuzioni che sulla qualità dei brani scritti dai componenti del gruppo.

Nulla da eccepire perciò, ma…

Il “ma”, mi hanno spiegato, è giustificato dal fatto che discograficamente il rock non tira più già a partire dagli anni ’80 e il mercato punirebbe senza pietà chi si mettesse in mente di stampare e distribuire dischi di quel genere.

Pazzesco! Il rock non tira più!

Mi chiedo dove vive questa gente e, soprattutto, come pretende di sapere cosa vuole il mercato se nemmeno prova a proporre il prodotto, scartandolo tranquillamente e senza il minimo dubbio.

Esiste l’ufficio marketing che queste cose le conosce, mi dicono, e l’ufficio marketing non sbaglia.

Ma forse l’ufficio marketing non sa che basta girare nei locali di provincia per rendersi conto di quanti buoni gruppi ci siano pieni di passione ed entusiasmo, con cose interessanti da dire e da proporre, e devono accontentarsi di esibirsi in serate a fronte di compensi risibili, con un incerto e magari breve futuro, visto che nessuno probabilmente deciderà di puntare anche solo un euro su di loro.

C’è dappertutto un ribollire di situazioni dove, fatta la doverosa abbondante scrematura iniziale e procedendo poi con tutta la severità di giudizio necessaria, alla fine ci si ritroverebbe sicuramente con in mano qualche asso da giocare per rialzare il morale sia degli esecutori, sia del pubblico che dei discografici.

E invece questi ultimi si sono buttati principalmente sui nuovi artisti provenienti dai vari talent show televisivi, artisti che in linea di massima propongono canzoni ed esecuzioni anche di buon livello, ma di quasi zero novità e stimolo musicale.

Per il resto, la tv continuerà a mandare in onda spettacoli da Bitonto o da Pietrelcina su richiesta di qualche personaggio utile per avere poi qualche convenienza di ritorno, alternandoli con i vari “Migliori anni”, “Ti lascio una canzone” e così via, dove interpreti degli anni addietro si ripropongono, incuranti di calvizie e canizie, o dove bambini e adolescenti già vecchi ci fanno riascoltare i brani che piacevano a genitori e nonni quando avevano la loro età.

È questo il futuro della nostra musica?

Cerco di ricacciare indietro la depressione montante e mi rivolgo a tutti i ragazzi, giovani e meno giovani, delle band di cui parlavo prima, incoraggiandoli e incitandoli a non mollare.

Insistete: voi siete una delle nostre speranze affinché in Italia la musica si mantenga almeno su livelli decenti e non vengano dimenticate due delle sue matrici più importanti che, evolvendosi nel tempo e adeguandosi alle nuove ritmiche e sonorità, hanno dato linfa ed entusiasmo alla musica che amiamo di più: il blues e il rock.

Forza ragazzi!

 

Rinaldo Prandoni