(Charkansas Records) www.ajdowning.com
Good Day is AJ Downing’s third album and features ten new songs that mix country, blues and rock. Self-described as “The Voice Of Americana Music” is album is not too far from the normal level of roots music scene.
Visitando il sito di AJ Downing si viene subito colpiti dalla autodefinizione di “The Voice Of Americana Music” che si è dato, e che suona terribilmente pretenzioso considerando che la sua proposta musicale non si discosta più di tanto da quella che è la linea generale della scena musicale americana e attribuirsi il titolo di voce definitiva, sa un tantino di autoreferenziale. Ad ogni modo i dubbi che fa nascere la visita del suo sito internet, non sono superati dall’ascolto del suo terzo disco, Good Day, il quale nonostante la forza vibrante e combattiva dei suoi testi non smuove di un millimetro, come avrebbe detto il nostro Ernesto De Pascale, la scena musicale degli States. Accompagnato da Kim Deschamps (lap e pedal steel), nonché dagli amici Mark Jungers e Shelley Kelly, e da alcuni ospiti come Ian McLagan (piano) e Peter Weiss (accordion), AJ Downing ha messo in fila dieci brani che mescolano country, blues e rock, i cui testi scavano nel filone, per altro fin troppo abusato, del sogno americano infranto e della crisi globale. Nulla di nuovo insomma, come dimostrano l’iniziale My Wagon Just Won’t Roll, o A Lonesome Town che nel suo melodico stile roots texano lascia intravedere qualche buon segnale, o ancora il country di Willie (Had We Never Been High). Nonostante la buona volontà e la scrittura militante, AJ Downing si inserisce in quella fascia bassa di songwriters che affollano la scena musicale americana e guardano all’Europa come possibile mercato, non facendo i conti con quanti prima di lui hanno fatto questo tipo di scelta alla ricerca di successo e visibilità.
Salvatore Esposito