Autoprodotto in download sul sito ufficiale www.godblessyouamigo.com
Quella dei Felice Brothers è una storia di canzoni superbe e talento sprecato. Sono passati ormai sei anni dal debutto di questo gruppo newyorkese e l’impressione che i fratelli potessero essere la “next big thing” della scena folk statunitense è ormai poco più di una flebile speranza. È difficile capire cosa possa essere andato male in questi anni, cosa abbia impedito ai Felice Brothers di fare il grande salto verso un mercato musicale che sarebbe pronto ad accoglierli a braccia aperte; il successo dei britannici Mumford & Sons, ai quali non avrebbero niente da invidiare, insegna. Certamente il gruppo è stato poco supportato da produttori e case discografiche, ai primi splendidi dischi non sono seguite campagne di promozione e l’ultimo tentativo del 2011, basato su una sorta di folk elettronico, ha lasciato il lavoro ancora incompiuto. Poi, certo, c’è un fattore imprevedibile come la sorte, quella negativa che ha costretto a letto il cantante Ian Felice all’inizio del tour europeo di questo inverno, causandone la cancellazione.
Da questo senso di frustrazione e dall’ottimismo un po’ ingenuo che il gruppo ha costantemente mantenuto nasce God Bless You Amigo, ovvero – come descritto sul sito internet – “soltanto un mazzetto di canzoni”, 20 per l’esattezza, registrate privatamente questa primavera. Questo strano disco autoprodotto rappresenta un ritorno alle origini per il gruppo, lontano dalle ispirazioni elettroniche del precedente “Celebration, Florida”. Dai brani emerge una vena intima, legata alla tradizione folk e in sostanza a quello che i Felice Brothers sanno fare nel modo migliore. A un primo ascolto il disco appare slegato e piuttosto debole, ma se si ha la pazienza di dedicargli più tempo allora i pezzi cominciano a emergere, insieme all’amore disinteressato del gruppo per il proprio lavoro. Brani come “Black Velvet Band”, “Lincoln Continental” o “The Mating of the Doves” sono perle rare, perle delle quali la discografia dei Felice Brothers è disseminata. Il disco costa un minimo di cinque dollari, un’inezia soltanto per questi tre pezzi, e servirà a finanziare il prossimo album: acquistarlo è un’opportunità; perché il principale problema del talento sprecato da questa band americana è proprio che pochi ascoltatori sono in grado di goderselo.
Matteo Vannacci
Tracklist: Sail Away Ladies Dream On How Long Must I Wait? Jack of Diamonds Black Velvet Band Lincoln Continental Dead Dog Her Eyes Dart Round Red Mustang 44 Special Panther at the Zoo Honey in the Rock Cumberland Gap Early Times The Mating of the Doves Been All Around This World The Parting Glass Minstrel Boy Promised Land Gulf of Mexico