(Voiceprint) www.anthonyphillips.co.uk/
La tradizione insegna che la pubblicazione di un nuovo episodio delle “Private Parts & Pieces” del chitarrista Anthony Phillips può coglierci alla sprovvista, come un viaggio improvviso al quale ci sottoponiamo con curiosità e spirito di avventura. In effetti non è passato molto tempo dall’uscita di “Seventh Heaven”, il doppio album orchestrale realizzato dall’ex Genesis in compagnia del compositore Andrew Skeet, ed ecco che le atmosfere tipiche della scrittura solista phillipsiana tornano a farsi sentire. La novità, almeno per questo decennio, è che questo undicesimo volume di PP&P – intitolato “City Of Dreams” – è prevalentemente scritto per sintetizzatori e tastiere elettroniche. La mente corre subito al capolavoro “1984” di Anthony Phillips, realizzato in piena era pre-midi con sonorità elettroniche al tempo innovative e identificabili principalmente con drum machine e synth di fabbricazione giapponese di lì a poco utilizzati anche nelle prime hit planetarie di Phil Collins e dei Genesis. Ma le atmosfere qui sono quelle oniriche e cinematografiche dei più profondi PP&P, niente ritmica elettronica ma spazio aperto ai paesaggi analogici e digitali descritti dalle tastiere di Ant. Un disco minimalista condotto da un rigore mai grigio negli arrangiamenti, la lunga tracklist (31 brani) si dipana tra cavalcate inquiete (“Piledriver”) e improvvisi cambi di strumentazione, come ad esempio nella vagamente psichedelica “King Of The Mountain”, dove da metà brano fa capolino l’inconfondibile fraseggio solista della chitarra elettrica di Phillips. L’alternanza tra le atmosfere elettroniche più soft e il raro inserimento di strumenti acustici è la chiave di volta di questo PP&P XI, come succede con “Coral Island” – guidata dal giro armonico di un piano elettrico che ricorda il miglior Vangelis – e “Air & Grace”, eseguita al piano acustico con molto trasporto e impatto emotivo. “Astral Bath” è invece un magistrale arpeggio di synth che ricorda come anche William Orbit debba qualcosa al Phillips tastierista. La title track “City Of Dreams” e “Mistery Train” sono presenti rispettivamente in quattro e tre versioni, la prima retaggio della lunga esperienza dell’autore nel campo delle music libraries per la TV, dove un unico tema si presenta spesso in molte variazioni, e la seconda con un mood via via più inquietante, non lontano dallo stile “Tubular Bells” di Mike Oldfield. Ma la personalità di Anthony Phillips emerge unica nella sua innata capacità di condurre il viaggio: pochi autori sono in grado di mettere in musica in maniera così convincente delle immagini che non possiamo vedere e che esistono soltanto nella loro immaginazione. Così, verso la chiusura del disco, il pianoforte di “Act Of Faith” è un puro minuto di campagna inglese dai colori autunnali, mentre in coda “The Homecoming” – citando per l’ennesima volta la title track – è il rassicurante lieto fine di un PP&P che, seppur denso di tessiture elettroniche, conferma la tradizione bucolica dei dieci episodi che l’hanno preceduto.
Francesco Gazzara
Tracklist 1. City of Dreams 2. Piledriver 3. King of the Mountains 4. Coral Island 5. Astral Bath 6. City of Dreams II 7. Air & Grace 8. Mystery Train I 9. Tuscan Wedding 10. Sunset Pools 11. Sea & Sardinia 12. Watching While You Sleep 13. Night Owl 14. The Deep 15. City of Dreams III 16. Mystery Train II 17. Star's End 18. Desert Flower 19. Night Train to Novrogod 20. Sea of Tranquility 21. 39 Steps 22. Lake of Fire 23. Realms of Gold 24. City of Dreams IV 25. Days of Yore 26. Across the Steppes 27. Act of Faith 28. Grand Master 29. Mystery Train III 30. Anthem for Doomed Youth 31. The Homecoming