(Cow Island) www.lovehonkytonk.com
Abile costruttore di banjo, ma anche agricoltore, muratore e buskers, JP Harris è senza dubbio un personaggio dalla storia interessante, come dimostra anche la scelta di suonare in giro per gli States saltando da un treno merci all’altro. Un musicista vero ed autentico, come non ne esistono più e allo stesso modo anche il suo disco I’ll Keep Calling è un opera da tenere d’occhio inserendosi in quel filone honky-tonk country, che ha riscosso grande successo grazie a Marty Stuart e Hank William III. Appena ventinovenne, JP Harris è un artista senza dubbio già maturo e in grado di destreggiarsi con agilità nei vari sentieri della american music, spaziando dalle ballate alla George Jones al Bakersfield sound fino a toccare l’honky-tonk. Registrato in Lousiana ed inciso con The Tough Choice, solida band composta dalla eccellente sezione ritmica composta dai Red Stick Ramblers ovvero Eric Fay (basso) e Glenn Fields (batteria), Chris Hartway (chitarre) e Asa Brosius (pedal steel), il disco mescola brani elettrici e spaccati country-roots di ottima fattura, spaziando dal travolgente honky-tonk di Two for the Road e Badly Bent fino a toccare la splendida ballad Just Your Memory, senza dimenticare alcune divagazioni western swing come in Take It Back. Vertici del disco sono senza dubbio Return To Sender, in cui brilla il dialogo tra la steel guitar e la chitarra, e il grintoso rockabilly Shake It, ma soprattutto Gear Jammin’ Daddy, in cui emerge tutta la potenza del gruppo che supporta JP Harris. I’ll Keep Calling è un ottimo disco che non mancherà di farsi apprezzare dai cultori del genere americana, e siamo certi che sarà un eccellente base di partenza per la carriera di Harris.
Salvatore Esposito