C Church, 19 agosto 2013
Nella lingua locale il loro nome significa “Il suono della nazione”. Gli Umdumo Wesizswe sono giunti al Fringe dopo la partecipazione al festival Womad di Peter Gabriel portando un repertorio tipico del loro paese. Più precisamente dalla propria area di provenienza, ovvero la cittadina di Nkulumane nello Zimbabwe. Canti di lavoro e di amore, tipici di zone prevalentemente rurali. Lo spettacolo degli Umdumo Wesizwe è affidato a sette uomini che cantano a cappella e che accompagnano spesso i canti con danze ispirate all’argomento del brano stesso. Per chi conosce il repertorio di Paul Simon ricordano le sonorità dei Ladysmith Black Mambazo, i cantanti sudafricani che parteciparono al progetto Graceland. E’ un ulteriore esempio di maturità musicale del continente africano, non solo nei contenuti ma anche per la prassi dell’esecuzione. Abitualmente i gruppi a cappella usano il diapason per dare una nota di riferimento prima di attaccare il pezzo. Non è il caso di questi sette artisti che intonano perfettamente il brano con tanto di coreografia. L’introduzione alle tematiche è necessaria, dato che la lingua proposta è per noi incomprensibile. Ma ci sono anche due concessioni all’inglese, tra cui la finale The Lion Sleeps Tonight, ovvero Awimbawe, portata al successo e alla notorietà internazionale da Miriam Makeba. Una proposta forse non necessaria, ma utile per lanciare un ponte verso la memoria del pubblico.
Michele Manzotti
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