(Ecm/Ducale) www.ecmrecords.com
È un lavoro collettivo, dove ognuno dei tre protagonisti mette dentro una classe di altissimo livello. Però non possiamo non evidenziare la voce di June Tabor, una delle regine del folk britannico. Ogni contralto, ogni registro femminile se non ogni cantante professionista o aspirante tale dovrebbe ascoltare e imparare: la sua intonazione non scende mai, la tecnica è perfetta e viene resa con una naturalezza quasi disarmante per come padroneggia i suoi mezzi.
Quercus è un progetto realizzato insieme al sassofonista Iain Ballamy e il pianista Huw Warren. La registrazione è avvenuta dal vivo nel 2006 a The Anvil a Basingstoke. Sette anni dopo è divenuto un disco del catalogo Ecm e come ogni prodotto Ecm che si rispetti c’è la mano del patron Manfred Eicher che va alla ricerca di un suono speciale e raffinato. Un’atmosfera che vuole andare all’essenza della musica che sia classica, jazz o popolare. In Quercus si ascoltano in gran parte brani tradizionali riletti dal trio o da uno dei suoi componenti. Pezzi su testi di autori noti come William Shakespeare (Come Away Death) o Robert Burns (Lassie Lie Near Me), o brani su musiche degli stessi Warren (Teares, ispirato da John Dowland) e Ballay (Near But Far Away). Sottolineavamo la voce affascinante di June Tabor (si ascolti il brano a cappella Brigg Fair), ma nonostante sia maggiormente in evidenza lo spazio lasciato agli altri musicisti è molto ampio.
È forse uno dei dischi che sposano al meglio la filosofia di Eicher per la miscela sapiente di folk, jazz e classica. Tra le prove collettive più convincenti The Lads in Their Hundreds, This is Always e Who Wants The Evening Rose. Ma tutto l’album conquista un ascoltatore attento ed esigente. Come assaporare un brandy invecchiato al punto giusto.
Michele Manzotti
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