Lindau (www.lindau.it)
Pagine 336, prezzo 26 Euro
Quando scomparve nel 1963 a 48 anni, la Francia non aveva perso solo un’artista, ma una vera e propria icona. Édith Gassion, in arte Édith Piaf infatti incarnò allo stesso tempo la tragedia e l’apoteosi, la miseria e il lusso, la dissolutezza e il rigore. Figlia di artisti itineranti senza un soldo e cresciuta nei bordelli e per la strada, la Piaf trovò per caso la sua vocazione canora, la assecondò inizialmente solo per sopravvivere. Ma grazie a persone incontrate per caso e a una serie di circostanze propizie iniziò a conquistare uno ad uno i locali di Parigi prima e dell’intera Francia poi. Dopo la seconda guerra mondiale anche il continente americano le spalancò le porte del successo. A questo faceva da contrasto una vita piena di alti e bassi: morte delle persone care, grandi amori tanto intensi quanto brevi, amicizie sbagliate ma anche contatti con i migliori musicisti sulla scena di Francia. Anzi fu lei a scoprire il talento di Yves Montand, Charles Aznavour, Gilbert Bécaud, Georges Moustaki, Eddie Constantine, Les compagnons de la chanson. Le canzoni indimenticabili legate al suo nome sono tante da La vie en rose, Milord, Je ne regrette rien a Hymne a l’amour. La sua voce ci è restituita dai dischi, ma le biografie raccontano (ultima quella del giornalista francese David Lelait-Hero edita da Lindau) che la scena era la sua vita. Il luogo naturale dove dal suo fisico minuto usciva fuori tutta la forza della sua arte. Veniamo proprio alla biografia menzionata, scritta nel 2003 e tradotta oggi in italiano, dà una visione della Piaf legata agli avvenimenti della vita più che agli aspetti strettamente musicali. D’altra parte molti ascoltatori dei suoi brani poco sanno della sua infanzia passata tra la strada, tuguri malsani e case di tolleranza le cui prostitute erano diventate la sua famiglia. Oppure che Hymne a l’amour fu ispirata dalla tormentata storia d’amore con Marcel Cedran, scomparso in un tragico incidente aereo. O che Je ne regrette rien, composta da un musicista che aveva bussato insistentemente alla sua porta, salvò letteralmente l’Olympia di Parigi dalle difficoltà economiche facendo in modo che il locale diventasse poi il punto di riferimento musicale della capitale francese e del Paese transalpino in genere. Una vita che condizionò non poco le sue canzoni, ma che al tempo stesso le hanno rese grandi. Un libro non per musicofili di stretta osservanza, ma da leggere tutto di un fiato.
Michele Manzotti
Tagged David Lelait-Helo, Edith Piaf, Lindau