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Fondata nel 1966 da John Lees, Les Holroyd, Stuart “Woolly” Wolstenholme e Mel Pritchard, la Barclay James Harvest ha impresso la propria firma nella storia della musica progressive con capolavori come il debutto Barclay James Harvest, del 1970. Sono passati quarant’anni ma la band non accusa minimamente il trascorrere del tempo. Anzi, guidata da John Lees con il nome di John Lees’ Braclay James Harvest, pubblica per l’etichetta Esoteric Recordings il suo nuovo album, North, disco di canzoni originali basato sul lavoro di squadra della formazione attuale e sorretto da una straordinaria coerenza con il passato.
Pensi che il vostro nuovo album, North, sia un nuovo punto di partenza?
Non è un nuovo punto di partenza ma la continuazione di un percorso già intrapreso nel tempo. Ci sono molti rimandi al periodo classico della Barclay James Harvest per cui lo vedo come un rinnovamento del passato
Effettivamente, musicalmente ci sono molti rimandi al progressive classico, sei d’accordo?
Questo album doveva essere realizzato originariamente subito dopo Nexus, nel 1999, poi non è accaduto. Dopo la scomparsa tragica di Woolly Wolstenholme, ci siamo chiesti se andare avanti e portare avanti il nome della Barclay James Harvest oppure no. Abbiamo deciso che la cosa giusta da fare era proseguire e abbiamo scelto di farlo come John Lees’ Barclay James Harvest. Per andare avanti, però, era necessario fare qualcosa di nuovo. Il bassista Craig Fletcher, il tastierista Jez Smith e il batterista Kevin Whitehead hanno condiviso l’esperienza della Barclay James Harvest per molti anni, suonando I classici della band. Quando ci siamo avvicinati ad un nuovo disco senza Woolly, non ho trovato giusto che io fossi l’autore e loro solo gli esecutori. North è quindi il frutto di una collaborazione totale, come era nella Barclay James Harvest all’inizio. Eravamo giovani musicisti che si facevano strada nel mondo del progressive scrivendo e arrangiando le proprie canzoni. Questo è esattamente quello che è successo con North: abbiamo creato I brani in quattro, unendo le idee collettive e gli spunti individuali, lavorando sulla musica e sulle parole. Craig, Jez e Kevin sono protagonisti, compositori e parte integrante della band. Nella loro testa c’era naturalmente l’influenza di aver suonato la musica della Barclay del periodo classico dal vivo per molti anni. Musica che oltretutto ci rappresenta, siamo tutti cresciuti nel nord dell’Inghilterra. Il risultato è un disco classico che guarda al sound tipico della band.
Il tuo contributo, al livello individuale, è cambiato?
Non credo, il mio approccio alla musica è rimasto immutato nel tempo. Ciò che cambia è che I brani adesso sono scritti a quattro mani, ci sono quattro menti diverse che danno il loro contributo in modo assolutamente democratico, sia a livello dei contenuti che della musica
Qual’è stata la reazione del pubblico del progressive alle vostre performance e alla nuova musica?
Abbiamo avuto risposte incredibili. Non c’è stato neanche un commento negativo sui brani di North. Quando le persone arrivano ad ascoltarlo, lo apprezzano immediatamente. Sono molto soddisfatto del lavoro e dell’apporto dei musicisti che suonano con me
Quale’è il tuo rapporto con l’Italia? Nel 2006 siete stati premiati al Premio Ciampi a Livorno e molti fan sono molto legati a vostre canzoni come Mokingbird.
Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con l’Italia, dove mi sono sempre trovato benissimo. E’ un bellissimo paese e mi auguro che i fan italiani continuino a sostenere la nostra musica. Tutti coloro a cui è piaciuta Mokingbird apprezzeranno sicuramente North. Ci piacerebbe suonare dal vivo in Italia.
Qual’è uno dei momenti più belli per te della storia della band?
Il concerto di Berlino (del 1980 e che vide la partecipazione di circa 250.000 persone, n.d.a.). Ottenemmo una risposta incredibile. Se ci penso adesso, fu veramente una cosa immensa. All’epoca ce ne rendevamo a malapena conto.
Quali sono i vostri progetti attuali?
Attualmente, nel mese di novembre, siamo in tour in Inghilterra per il lancio dell’album. Poi decideremo i programmi del prossimo anno in base al successo di North, se l’album piacerà di sicuro avremo più occasioni di suonarlo dal vivo e ci siamo quindi dedicati molto anche alla promozione, non solo in Inghilterra ma anche in paesi come la Germania.
Giulia Nuti