(Helikonia)
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Se la musica di ispirazione irlandese gode di buona fortuna in Italia parte del merito va anche agli Her Pillow. Il gruppo romano infatti festeggia i 20 anni di attività con Four Green Fields, loro settimo album. Il suono proposto ha come chiara ispirazione le atmosfere che vengono dall’isola verde come quelle dei Dubliners e dei Pogues, ma al tempo stesso mediate da un suono rock se non punk (o post-punk se vogliamo mettere in questa categoria i Clash) con conseguente presenza di basso e batteria. La scelta della voce di Fabio Magnasciutti inoltre va in questa direzione. Una voce aspra, tra Shane MacGowan e Ronnie Drew (Pogues e Dublines, appunto) che all’inizio può lasciare non pienamente convinti, ma che ha una sua logica nella scelta dei brani. Quattordici tracce dove si trovano momenti di convivialità (cone in Nancy Whisky o Irish Rover), ma anche di denuncia. Uno di questi (Comrades in the Dark) è su testo di Bobby Sands, che morì nelle carceri dell’Ulster dopo un lungo sciopero della fame, il quale ispira anche Back Home in Derry di Christy Moore. Anche la conclusiva Green Fields of France è una canzone contro la guerra, una sorta di inno dalla melodia ispirata. Parlando di Irlanda non può però mancare il ritmo con l’iniziale Some Day The Devil is Dead o Cunla, dove è evidenziata la bravura strumentale della band. Twenty inoltre è la ballata omaggio di Magnasciutti ai venti anni del gruppo. Un disco per amanti del genere, ma anche per gli ascoltatori che vogliono scoprire qualcosa di diverso e sicuramente più stimolante nell’ispirazione musicale irlandese.
Michele Manzotti
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