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Stavolta i riflettori sono puntati su Portsmouth. La città portuale dell’Inghilterra meridionale è infatti il luogo d’origine di questo ensemble che si definisce originato da “strong folk roots” con ascolti che vanno dal cantautorato americano alla tradizione strumentale britannica. Tutto nell’ambito di uno stile acustico che vede nella voce di Khaleda Brophy Harmer il tratto distintivo. Nell’incontro tra i due mondi si muove la musica del gruppo (sei elementi ufficiali): sonorità in punta di piedi, ma al tempo stesso coinvolgenti basate sulla melodia, su armonie vocali e su valorizzazione di strumenti come chitarra e mandolino. Tredici le tracce che sono inaugurate da Cultivated Earth, brano che mostra in pieno le caratteristiche vocali e strumentali del gruppo, seguita dalla title track che ci porta in atmosfere di Oltreoceano così come In the Bullrushes in bilico tra bluegrass tradizionale e Eagles. Bow Down, inizialmente una ballata che poi muta di ritmo, è un pezzo di bravura vocale sia di Khaleda sia dei componenti del gruppo. Kelly Welly è una giga dal sapore moderno, un omaggio alle già citate ”strong folk roots” e un’occasione per far ballare il pubblico. Money and Gold mostra la grande passione di Khaleda per cantanti come Sandy Denny, ed è preceduta da Servants to the Sea, un canto di mare attuale ed evocativo al tempo stesso. Lavoro eccellente che può portare il gruppo ancora più lontano.
Michele Manzotti
Video di Cultivated Earth
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