(Les Cousins / Ird)
www.beverleymartyn.com
Un tuffo nel presente o nel passato? Quando una si chiama Beverley Martyn i dubbi non possono che sorgere a questo proposito. La discografia è limitata ai due album a lunga durata con il marito John Martyn del 1970 Stormbringer! e The Road to Ruin e al singolo Happy New Year del 1966. Eppure come un fiume carsico, la musica esce fuori prepotentemente. Quindi, dopo l’attenzione che Fat Boy Slim ha avuto per il suo brano Primrose Hill nel 2004 e la partecipazione al tributo a Bert Jansch (Royal Festival Hall, dicembre 2013) ecco che Beverley ha deciso di raccogliere le canzoni di una vita in un album, il primo a suo nome nonostante l’età non più verde e una lunga militanza musicale dietro le quinte del marito. Registrato in Galles dal chitarrista e produttore Mark Pavey, il disco vede anche la collaborazione del bassista Matt Malley (ex Counting Crows) e del batterista Victor Bisetti, già con i Los Lobos. La voce di Beverley risente un po’ degli anni, ma il disco è godibilissimo. Tra l’altro inizia con Reckless Jane, un brano abbozzato insieme a Nick Drake nel 1974 e portato a termine solo di recente e contiene anche la bella ballata Sweet Joy, il primo brano scritto in assoluto da Beverley. Nonostante la sua nazionalità britannica e il lavoro con tanti esponenti del folk, il suo stile risente molto di atmosfere Oltreoceano, dalla stessa Sweet Joy, a Leeve Breaks con caratteristiche roots, a Women and Malt Whisky che potrebbe essere uscita da Harvest di Neil Young, all’affascinante Potter’s Blues. Un’autrice nascosta per tanti anni e ritrovata non fa altro che piacere. Se potrà continuare dipenderà solo da lei, ma ha tutte le carte in regola per farlo.
Michele Manzotti
Tagged Bert Jansch, Beverley Martyn, John Martyn, Nick Drake