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Recensioni

Elbow, O2, Londra, 16 aprile 2014

www.elbow.co.uk

foto (c) Olycom

Dopo poche settimane dall’uscita del loro ultimo lavoro The take off and landing of everything, gli Elbow si presentano davanti al pubblico londinese per l’ultima tappa del loro tour promozionale. Preannunciati da una bella partecipazione al Jools Holland Show di qualche giorno prima, la band di Manchester ha portato sul palco tutta la ricchezza e l’eleganza che da tempo ormai contraddistingue il suo sound anche grazie alla presenza di una ottima sezione di archi e fiati. Guy Garvey, da anfitrione consumato, ha condotto l’audience per mano- canzone dopo canzone – con la stessa grazia e stile di un nobiluomo che conduce gli ospiti attraverso le stanze della sua magione soffermandosi di tanto in tanto a raccontare storie, evocare emozioni, sorseggiare un vino rosso e, soprattutto, fare attenzione a non essere mai stucchevole, mai stancante.

Dal vivo la tipica “struttura Elbow” della ripetizione quasi minimalista delle note con il progressivo arricchirsi di colori, suoni ed arrangiamenti, ha dato il meglio e le canzoni, arricchitesi man mano di suoni e di strumenti, hanno mostrato nel finale tutta la loro sontuosità, come un pavone che si destreggia con la più bella delle sue ruote. Tipica, a tal proposito è stata l’esecuzione di Mirrorball, canzone inclusa da Peter Gabriel nel suo repertorio. Badate bene però, quella degli Elbow non è un’eleganza fine a se stessa o una stucchevole ricerca estetica: dal vivo questa Band è capace – in pochi istanti – di affondare la lama nella zona più tenera della nostra anima, lì dove alloggiano i ricordi ed i sentimenti più forti. E’ il caso di The night will always win dedicata ad un amico da poco scomparso e di My Sad Captains forse la gemma più preziosa e la canzone più struggente del loro nuovo lavoro.

One Day Like This, prevedibile ed atteso epilogo di una bella serata, è eseguita con la sicurezza e la consapevolezza di chi sa di aver scritto un vero e proprio inno. Semmai dovessimo descrivere lo stato degli Elbow sul palco con una sola parola, probabilmente questa sarebbe “consapevolezza”. Consapevolezza che implica una grande maturità ed un invidiabile stato dell’arte nel panorama del pop inglese. Nella amplissima forbice del pop inglese del nuovo millennio, tra le sperimentazioni dei Radiohead e la commerciabilità dei Coldplay, gli Elbow rappresentano una realtà di tutto rispetto, una realtà che non sa di mediazione ma di eccellenza. Una nand che non è, come sterilmente scritto altrove, una “singer’s band”, ma una compatta, elegante, lussuosa e sontuosa macchina pop.

Giovanni de Liguori

 

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