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Non sempre la musica classica va pensata come qualcosa di scritto da eseguire secondo quanto indicato dallo spartito. La storia dei grandi musicisti è spesso sottolineata dalla loro capacità di improvvisare. L’incontro fra il jazzista PaolNon sempre la musica classica va pensata come qualcosa di scritto da eseguire secondo quanto indicato dallo spartito. La storia dei grandi musicisti è spesso sottolineata dalla loro capacità di improvvisare. L’incontro fra il jazzista Paolo Fresu e i componenti dell’Alborada String Quartet è andato in questa direzione, ovvero la ricerca di un punto d’incontro fra le note scritte in partitura e quelle nate dall’improvvisazione sotto il titolo “Scores!”. Il punto di partenza erano le composizioni di Wolfgang Amadeus Mozart nell’ambito del progetto “Mozart, così fan tutti” in corso alla tenuta dello Scompiglio a Vorno per la direzione artistica di Antonio Caggiano. Va subito sottolineata la grande bravura dei quattro musicisti dell’Alborada. Anton Berovski e Sonia Peana (violini), Nicola Circugno (viola) e Piero Salvatori (violoncello) hanno scelto una strada in salita, che all’estero è percorsa da formazioni come il Kronos, il Brosdky e il Turtle Island.
Una direzione che parte dalla classica per toccare altri generi e come nel caso del concerto allo Scompiglio deve sapere interagire con un solista jazz. Gli archi sono amplficati, i musicisti spesso utilizzano il pizzicato (il violoncello talvolta ricorda la funzione del contrabbasso), la pagina è a volte lo spunto e non necessariamente il binario per l’esecuzione L’interfaccia con il jazz di Fresu è sviluppato in modo apparentemente naturale ed efficace all’ascolto. Il musicista sardo usa tromba e flicorno non solo nell’abituale funzione interpretativa, ma usandole anche come percussioni con le dita e la bocca, a volte utlizzando elettronica e campionamenti. Mozart è presente con il Lacrymosa dal Requiem, con un movimento del quartetto K465 “Le dissonanze”, con l’Ave Verum, ma insieme al maestro di Salisburgo ci sono musiche che seppur non catalogabili come classiche si innestano nella filosofia della serata. Composizioni di Massimo Colombo, Uri Caine e dello stesso Fresu che cercano spunto in stili classici o in forme popolari. Una scelta apprezzata da un pubblico molto attento che ha affollato lo Spazio Performatico dello Scompiglio con festeggiamenti finali e richieste (accontentate) di fuori programma.
Michele Manzotti
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