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Jean-Luc Ponty, Grey Cat Festival, Follonica, 15 agosto 2014

30 agosto 2014 by Michele Manzotti in Concerti, Recensioni

www.ponty.com

Ci sono voluti dei pionieri per far comprendere le potenzialità del violino nel jazz. Casualmente due di questi vengono dalla Francia. Uno è il compianto Stephane Grappelli. L’altro, fortunatamente in attività è Jean-Luc Ponty. E’ stata quindi un’occasione importante poterlo ascoltare dal vivo nell’ambito della stagione Grey Cat  al Teatro delle Ferriere di Follonica. Più precisamente si è trattato di un concerto con la Jean-Luc Ponty & his Band, progetto nato nel 2006 con cui ha inciso il disco Life Enigma. I tre musicisti  (straordinari)  che lo hanno accompagnato sono William Lecomte al pianoforte, Guy AkwaNsanguè al basso e Damie Schmitt alla batteria.

 

La scoperta del violino come strumento jazz, dopo la parentesi classica nell’Orchestra dei concerti Lamoureux, ha permesso a Ponty una carriera solista ormai quarantennale e che ha visto collaborazioni oltre i confini del genere. Ricordiamo Elton John che lo invitò alle sessioni di registrazione di Honky Chteau, l’album di Rocket Man, ma anche Frank Zappa (Mothers of Invention) e John McLaughlin (Mahavisnu Orchestra). Inoltre è stato a sua volta uno dei primi solisti  ha combinato violino acustico e violino elettrico per la prima volta.

Con Ponty ancora oggi il jazz continua a guardare avanti. Perché il suo concerto è stato un esempio di come la parola contaminazione perde il suo significato rivoluzionario per assumere quello (non meno dirompente) della sua assoluta naturalezza. In questo è molto aiutato dalla tecnica virtuosistica di Lecomte, finalista nei Victoires de la musique francesi, dal funky di AswaNsangué e dalla poliritmia di Schmitt, autore di un assolo esaltante. E poi la musica con le attesissime Mirage ed Enigmatic Ocean, ma anche con brani nuovi come On My Way To Bombay, Struggle Of The Turtle Of The Sea, la travolgente Jig, e uno standard come Round Midnight interpretato in duo con Lecomte. Una serata per palati fini oltre che per ascoltatori affascinati dalla combinazione giusta tra melodia e ritmo.

Michele Manzotti

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