Giacomo Lariccia – Sempre avanti

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Prima l’emigrazione era legata alla sopravvivenza. Oggi magari è più qualificata e opera nelle istituzioni europea, ma sempre di sopravvivenza si tratta. Esiste un filo mai spezzato tra l’Italia e quelle tre entità separate e unite sotto il nome Belgio. Due di queste, Bruxelles e la Vallonia, sono state caratterizzate dal lavoro italiano e da una grande tragedia come quella della tragedia della miniera di Marcinelle. Giacomo Lariccia, che vive a Bruxelles dove aleggia il fantasma di Jacques Brel e dove Arno canta e beve all’Archiduc, non ha abbandonato la sua italianità. Non solo linguistica, ma anche e soprattutto musicale, con ispirazioni che vengono dal nostro cantautorato, in particolar modo quello del XI secolo, Piuttosto l’atmosfera belga risiede nelle storie dell’emigrazione del dopoguerra, dalle tante miniere raccontate in Dallo zolfo al carbone e Sessanta sacchi di carbone, dalla descrizione di Bruxelles senza timori riverenziali. Ma c’è anche il gusto dell’ironia in La fine del mondo, Il primo capello bianco e in Mambo della gonna di Marilyn Monroe, il country di oltreoceano di Due fratelli in un bosco, e un valzer di grande effetto melodico e testuale come A chi. Un lavoro che sta in piedi dall’inizio alla fine e a cui può seguire la prova della conferma.

Michele Manzotti

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