(Fiction Records/Universal)
Che succederebbe se lo spirito di John Martyn e Nick Drake si reincarnasse, trasportato a pieno titolo nel nuovo millennio? Non stiamo parlando di una riproposizione, meno che mai di una pedissequa imitazione.
Piuttosto, di qualcuno che conosca quelle melodie, quello stile, quel gusto lieve e aggraziato. Qualcuno che sia stato in grado, con il tempo e la pazienza, di farli propri, e che adesso si accinga a restituirli al mondo della musica in modo del tutto nuovo, mettendoci del suo.
Se l’idea vi piace, non indugiate oltre immaginandovi l’universo musicale fin qui descritto. Procuratevi, piuttosto, il debutto solista di Nick Mulvey.
Il ventottenne musicista inglese, già con i Portico Quartet, regala un quadretto musicale di straordinaria sensibilità, non a caso nominato al Mercury Prize.
Nei Portico Quartet suonava un originale strumento a percussione che rendeva il loro sound riconoscibile, l’hang drum.
Da percussionista, Mulvey conserva un gusto marcato per il groove, che in questo album troviamo negli accompagnamenti avvincenti di brani come Juramidam o nell’avvolgente Meet me there, un connubio perfetto di ritmo e armonia arricchito dalle trame suadenti del violoncello che esplode in un convincente crescendo dinamico.
Vale la pena citare anche Cucurucu, il cui inizio dilatato niente lascia presagire del groove ciclico in cui il pezzo in meno di un minuto evolve.
Se non è la batteria a soddisfare l’esigenza ritmica, Mulvey provvede con qualcos’altro. Ecco che un brano sospeso e minimale come April acquista una marcia in più grazie ad un serratissimo arpeggio di chitarra.
Mulvey ha studiato a Cuba per poi integrare la sua formazione da etnomusicologo all’Università di Londra. In qualche modo, quest’esperienza ha lasciato una traccia nella sua musica. Quando un musicista si confronta con soluzioni originali come quelle proposte in questo album, deve avere dei riferimenti molteplici in testa.
Nick, oltre a saper scrivere, dimostra di saper arrangiare benissimo la sua musica e creare le giuste dinamiche (l’album è prodotto da Dan Carey).
E’ un lavoro ben consapevole del lungo processo che intercorre tra scrivere semplicemente una canzone e trasformarla poi nel prodotto finito, con tutte le sue sfumature, i dettagli, i tocchi di classe.
First Mind ricorda molte cose, eppure non assomiglia fino in fondo a niente altro. Gran disco.
Giulia Nuti
Tracklist First mind Fever to the form April Juramidam Cucurucu Ailsa Craig Meet me there Nitrous Venus I don't want to go home The trellis The world to me
Tagged John Martyn, Mercury Prize, Nick Drake, Nick Mulvey, Portico Quartet