Scriviamo queste righe a pochi minuti dall’annuncio della scomparsa di Joe Cocker. In questa sede, con la notizia ripresa dai più importanti mezzi di informazione del mondo, ci limitiamo ad alcuni brevi ricordi personali. Memorie che sono legate ai dischi, uno dei quali a sua volta legato alle immagini di un film. Mad Dogs & Englishmen ha fatto parte dell’educazione musicale di molti: il pazzo concerto del cantante di Sheffield del 1970 (immortalato nelle immagini di Pierre Aldidge al Fillmore East di New York) contiene dei brani interpretati in modo indimenticabile. Gli amanti del soul ricorderanno il tributo a Otis Redding oltre a Feelin’ Alright e Stick and Stones, quelli del rock lo splendido inizio con Honky Tonk Women e con She Came In Through The Bathroom Window, quello del cantautorato Bird On The Wire e una splendida Girl From The North Country insieme alla voce di Leon Russell. Che conduce le danze insieme al pianista/organista Chris Stanton valorizzando una band con solisti d’eccezione.
Quattro anni dopo Joe Cocker si riprende da una crisi artistica legata a problemi di salute. E pubblica un album in punta di piedi, tanto diverso dal passato quanto affascinante. I Can Stand a Little Rain (posso sopportare una pioggerella) è un capolavoro che solo qualche appassionato sembra ricordare. C’è ancora la voce di leone che ruggisce in Put Out The Light e I Get Mad, ma i toni sono sorprendentemente confidenziali. Si ascoltino The Moon Is a Harsh Mistress e It’s a Sin (When You Love Somebody) di Jimmy Webb, You Are So Beautiful di Billy Preston, Don’t Forget Me di Harry Nilsson e soprattutto le conclusive Performance e Guilty dei due giganti Allen Toussaint e Randy Newman. Sono lontani i tempi degli inizi così come lo sono quelli successivi relativi a un successo ritrovato. Ma questi due titoli dicono tanto sulla sua arte e sono fondamentali per una discografia che intende raccogliere la buona musica. Musica della quale Cocker è stato un protagonista di primo piano.
Michele Manzotti
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