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Ricordiamo Pino Daniele in occasione della sua scomparsa riportando le nostre impressioni dopo il suo concerto del 25 aprile 2001 al Teatro Verdi di Firenze
«O ‘rre», parafrasando una delle sue ultime canzoni, resta saldamente sul trono. Lo fa dall’alto della sua discografia che ha abbracciato più di venti anni, e della conquista di generazioni di fan. Perché Pino Daniele, ieri in concerto al Teatro Verdi, è comunque un artista che dove passa fa il tutto esaurito. Una volta lo ascoltavano i cultori della new wave napoletana che lo ricordavano come un fiore sbocciato prepotentemente alla ribalta, capace però di superare ampiamente i confini della napoletanità grazie alla sua vena blues prima e funky dopo. Poi, in anni più recenti, ha saputo parlare con un altro linguaggio strizzando un occhio, se non due, al facile ascolto comunque ben costruito. Oggi si propone sul terreno della contaminazione etnica. L’ultimo album «Medina»> infatti prende spunto da sonorità mediterranee, africane, arabe. I cultori del genere, esploso pochi anni da grazie a gruppi come gli Agricantus, potrebbero anche storcere il naso. Così come lo ha fatto pubblicamente un gruppo storico come la Nccp che ha contestato l’utilizzo del titolo uguale a quello di un proprio Cd di qualche tempo fa. Ma l’artista Pino Daniele va avanti senza curarsi di polemiche, anzi può permettersi di contestare un leader politico come Bossi e, ancora più clamoroso nel mondo discografico, anche l’etichetta di cui fa parte lui e i 99 Posse perché segue anche Gigi D’Alessio. E in attesa a fine tour di darsi alla classica con orchestrazioni e cori come da lui annunciato, sul palco si presenta con un gruppo formato interamente da donne: la cantante Mia Cooper, la batterista Allison Miller, la contrabbassista Miriam Sullivan e la pianista Rachel Nicolazzo. Una prima parte dedicata a momenti acustici e intimi regalando grandi successi del passato («Quando», «Napule è», «Quanno chiove»), e quindi una scossa elettrica con brani degli ultimi anni («Via Medina», «Mareluna ») e dell’ultimo disco, con tanta Africa in corpo. Per poi tornare da solo alla chitarra acustica nei bis. Perché «‘O ‘rre» resta sul trono anche quando è da solo.
Michele Manzotti
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