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Natalia Mateo (all’anagrafe Kowalczyk) è una cantante eclettica il cui stile è una sintesi di diverse influenze musicali: la tradizione slava, il jazz americano, il cantautorato di Joni Mitchell, il pop contemporaneo e la musica rock. Nata a Varsavia, cresciuta in Austria, ritornata poi a vivere in Polonia e oggi in Germania, Natalia tende ad unire tradizione e modernità nel disco Heart of Darkness (etichetta Act / Egea). La voce è molto duttile, che non calca sulle dinamiche forti anche se la band che l’accompagna tende a evidenziare le sonorità elettriche a partire dal chitarrista Dany Ahmad. Lasciando momentaneamente da parte gli standard, la Mateo si presenta anche come autrice. Evidenziamo la versione polacca di versi dell’Inferno di Dante da lei musicati, dark e affascinante, la melodica Solitudo Diaboli, il contrappuntistico Canto I con Tobias Christi ospite alla voce, l’orientaleggiante Tutle Dove firmata insieme al trombettista Gregor Lener. Da seguire con molta attenzione.
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Tutt’altra atmosfera nell’album di Leskez Możdżer, pianista che ormai è una solida realtà del jazz polacco. Classe 1971, il solista è molto noto non solo nel suo paese ma anche nei circuiti jazzistici europei. In Germania è stato protagonista di un concerto alla Berlin Philharmonie il 7 maggio 2014. Jazz at Berlin Philharmonic III (Act / Egea) vede il pianista insieme a Lars Danielsson (contrabbasso) Zohan Fresco (percussioni) e l’Atom String Quartet. Un concerto tutto da ascoltare anche su Cd: un’atmosfera particolare fatta di basi classiche (il primo brano è di Witold Lutoslawski) e jazz di alto livello. Protagonista non solo Możdżer, ma tutti i suoi “friends” sia da un punto di vista esecutivo sia compositivo. Del leader ci è piaciuto la pulsante Follow My Backlights e Love Pastas, una sorta di omaggio alla melodia classica. Molto interessanti anche Gsharim di Fresco e Na 7 del violinista David Lubowicz. Un disco che dà soddisfazione nell’ascolto dalla prima all’ultima traccia.
Michele Manzotti
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