(Electro-Fi Records)
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E’ in arrivo, per l’etichetta Electro-Fi, il nuovo album dell’armonicista James Harman, ”Bonetime”. Con le sue sembianze alla Confucio, Harman è uno dei personaggi più folkloristici della scena blues nata agli inizi degli anni ’60 nei dintorni di Los Angeles: sotto la sua ala protettiva sono passati i più grandi nomi del west coast blues (primi fra tutti Hollywood Fats e Kid Ramos) e il giorno in cui si deciderà a scrivere un libro, ne leggeremo delle belle. Va detto subito che “Bonetime” è un disco ottimo, studiato e registrato secondo una precisa logica: Harman ha composto tutti i pezzi, scegliendo via via i collaboratori (tra i tanti compaiono Gene Taylor, Junior Watson, Kirk Fletcher, ecc.) che riteneva più adatti al mood dei singoli brani, registrando con mano ferma un disco soprendente. I suoni e gli arrangiamenti – in linea con il titolo e la copertina – sono in qualche modo legati a New Orleans ed alla Louisiana, tanto che più volte si ha la strana e piacevole sensazione di ascoltare un lavoro inedito dei Little Feat del periodo Lowell George. Ognuno dei 12 brani si distingue dagli altri per qualche particolare – una chitarra acustica, un piano alla Professor Longhair, un coro femminile - contribuendo così ad un vero e proprio viaggio sonoro, molto lontano dalle semplici raffiche di ospitate che infestano diversi dei dischi blues di questi ultimi anni. Ed è bello che a 68 anni un maestro come James Harman abbia ancora molto da insegnare per gusto e maestria.
Pietro Rubino
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