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Recensioni

BBC Folk Awards, Millennium Center, Cardiff, 22 aprile 2015

15 maggio 2015 by Giulia Nuti in Concerti, Recensioni

C’è una manifestazione nel Regno Unito che è un po’ come gli Oscar del cinema, ma con l’attenzione interamente puntata al meglio della scena folk, in particolar modo quello britannico. Sono i BBC Folk Awards, organizzati annualmente da BBC Radio2, che per la loro sedicesima edizione si sono svolti al Millennium Centre di Cardiff, in Galles.

Iniziative come questa rendono la linea che collega il presente e il passato del folk della Gran Bretagna più che mai tangibile,  dall’immenso archivio della English Folk Dance and Song Society (che conserva la memoria delle tradizioni musicali popolari) ai gruppi progenitori del folk rock anni ’60 come i Fairport Convention, fino ai maggiori nomi della scena folk contemporanea, che proprio attorno ai Folk Awards gravitano annualmente.

Chi vuole respirare l’atmosfera della tradizione e assaporare la vitalità che la nuova scena del folk inglese comunica, non può scegliere occasione migliore. Trasmessa interamente in diretta radiofonica e condotta da Mike Radcliffe e Julie Fowlis, la serata ha toccato livelli altissimi, con performance una più emozionante dell’altra da parte dei numerosi ospiti.Vale la pena partire dalla presenza più attesa in cartellone, il menestrello Yusuf Islam, al secolo Cat Stevens, a cui è stato conferito il premio alla carriera. “All’inizio ero solo un ragazzo con la chitarra, che cercava di imparare a suonare come i suoi eroi – ha commentato il musicista salendo sul palco per ricevere il premio (proprio come agli Oscar, gli artisti attendono il loro turno seduti in platea).
“Sembra strano che io mi trovi qui, in una manifestazione dalla vocazione folk, ma tra i miei ispiratori ci sono anche nomi come Davy Graham e John Renbourn. Quando ho capito che non avrei imparato a suonare la chitarra bene come loro, ho iniziato a scrivere canzoni”.
Senza temere il confronto tra passato e presente, mostrandosi al tempo stesso Cat Stevens e Yusuf, il barbuto cantautore, vocalmente ancora in splendida forma, si è lanciato nell’interpretazione di Cat & The Dog Trap (dal recente Tell’em I’m Gone), seguito da una toccante versione dell’immortale Moonshadow. E’ bastato un brano come questo, ancora emozionante a distanza di anni nella sua semplicità, per racchiudere tutto il significato di un premio alla carriera. Con lui sul palco, in un’essenziale formazione in trio, solo altri due chitarristi, impegnati sia nell’accompagnamento strumentale che nei cori.
“Ad un certo punto ho lasciato la musica perché mi sono reso conto che c’erano altre cose importanti, come la mia vita privata” – ha raccontato ancora Stevens dal palco – “ma poi sono tornato perché i tempi sono cambiati, il mondo aveva bisogno di un messaggio di pace. C’era bisogno di me”.

Non da meno è stata la performance dell’altro ospite d’onore e premio alla carriera della serata, Loudon Waingwright III, padre di Martha e Rufus. Ironico, coinvolgente, a suo agio sul palco, armato solo di una chitarra acustica, Loudon ha eseguito I Knew Your Mother (dall’ultimo HAVEN’T GOT THE BLUES YET e scritta scherzando sui quarant’anni del figlio) e Doble Lifetime. “E’ una vita che mi guadagno da vivere raccontando delle mie sfortune” – ha detto ironizzando – “e mi viene da pensare che somiglino un po’ anche alle vostre”. Ha quindi ringraziato tutti, ma in modo particolare i DJ della BBC Bob Harris e l’indimenticato John Peel (“per tutte le volte che ha suonato i miei dischi”, ha detto), alla cui memoria il pubblico ha dedicato un caloroso applauso. Tra i momenti più emozionanti, anche la performance di Guy Garvey degli Elbow, che ha interpretato The First Time Ever I Saw Your Face di Ewan MacColl, folk singer introdotto quest’anno nella Folk Awards Hall of Fame per il suo contribuito alla musica popolare. Cantante dall’eccezionale duttilità ed espressività vocale, Garvey è stato affiancato sul palco dai figli di MacColl (Calum e Neil, avuti dalla moglie Peggy Seeger, sorella del celebre Pete) e da Kate St.John al pianoforte.

A Peggy Seeger e al figlio Calum è andato invece il premio per la miglior canzone originale, consegnato loro niente meno che da Billy Bragg. Si è fatta valere sul palco anche l’inglese Kate Rusby, che si è esibita con l’ausilio di quartetto d’archi, organetto e bouzuki a circondare la sua voce dolce e ammaliante. Uno degli aspetti più belli dell’iniziativa, oltre ai grandi nomi in cartellone, è la capacità di guardare al futuro del genere musicale in questione. Notevoli si sono quindi rivelate anche le performance delle nuove leve, a cominciare da The Rails, vincitori dell’Horizon Award. La genetica in questo caso non mente, visto che a guidare il gruppo è Kami Thompson, figlia dei celebri Richard e Linda, assieme al marito James Walbourne. Con una formazione arricchita da due violini che hanno aggredito il pubblico con un piglio quasi punk, The Rails hanno aperto la serata lasciando a bocca aperta l’elegante platea.

A proposito di blasonato parterre, tra i presenti non direttamente coinvolti sono stati avvistati il produttore Joe Boyd, il folk singer Alasdair Roberts, i chitarristi Marin Carthy (Steeley Span, Albion Band) e Martin Simpson, la cantante e musicista Fay Hield (guida di quel meraviglioso progetto che è The Full English, una touring all-star band il cui intento è quello di promuovere l’archivio della English Folk Dance and Song Society, con un progetto finanziato dalla lotteria inglese), Sally Barker (The Poozies), Jackie Oates.

Ottimo anche il brano dei 10 Mewn Bws (10 in a Bus), collettivo gallese che ha pagato un tributo a Meredydd Evans, collezionista, storico, ricercatore e musicista scomparso a 95 anni nel febbraio 2015 e vincitore del Good Tradition Award, ritirato in suo nome dalla figlia.

Il contributo di Evans è stato fondamentale soprattutto per la tutela e la salvaguardia della musica in gallese. L’edizione di quest’anno del premio, che negli ultimi anni si è svolto in varie località tra cui Londra (la storica sede) , Glasgow e Salford, sembra aver tenuto conto delle peculiarità geografiche, a cominciare dal programma di sala in due lingue.

L’esibizione conclusiva è stata quindi riservata ai 9 Bach, giovane ed energica formazione insignita del premio per il miglior album, che con l’ausilio di un intero coro (il Penrhyn Male Voice Choir) si è esibita cantando in gallese. Spazio alla musica in gallese è stato dato anche nella lunga carrellata di showcase pomeridiani che facevano da corredo all’evento principale. Ultima esibizione da citare nella cerimonia di premiazione, quella del duo Josienne Clarke & Ben Walker, fautore di un cantautorato folk dalle atmosfere delicatissime, che ha portato a casa il premio per miglior duo.

Tra i vincitori anche i giovanisismi Talisk (a loro il BBC Young Folk Awards, al quale si può concorrere solo se si ha un’età compresa tra i 16 e i 21 anni), Nancy Kerr (folk singer dell’anno) e Sam Sweeney, membro di Bellowhead e Full English.

Una serata da tappeto rosso, insomma, che ha saputo accontentare tutti e non solo gli appassionati del genere. Il presente e il futuro della musica folk si scrivono qui.

Giulia Nuti e Michele Manzotti
Foto di GIulia Nuti