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Interviste

Howe Gelb: “La perfezione della nostra imperfezione”

16 maggio 2015 by Michele Manzotti in Interviste

www.howegelb.com

Un monumento vivente del genere Americana tra country e folk. E’ partito  dal Viper Theatre di Firenze il mini-tour italiano dei Giant Sand, a pochi giorni dall’uscita del triplo album “Heartbreak Pass”. Un omaggio agli ultimi tre decenni e alle diversissime direzioni musicali sperimentate dalla band che ruota attorno a Howe Gelb. Proprio con lui facciamo il punto dell’avventura Giant Sand che ha molti contatti con il nostro Paese.

Un album triplo è uno sforzo notevole per una band. Cosa ha significato questa sfida?

“Non è un vero e proprio triplo, ma un album di tre volumi. E’ una raccolta di tutti i tipi di musica che abbiamo scritto e registrato nelle ultime tre decadi. All’inizio i Giant Sand erano sperimentali e il divertimento consisteva nell’ascolto delle canzoni nella loro destrutturazione. Adesso sono ben riassemblate e strutturate e ogni tipo di musica suona perfetto, almeno per coloro che pensano che le imperfezioni siano a loro modo perfette”.

Che tipo di sonorità cerca dopo 30 anni di Giant Sand?

“La sensazione è che questo album concluda la mia sfida durata trent’anni. Come dicevo prima un disco perfetto fondato sulle imperfezioni vuol dire che per i prossimi 30 anni inizierò a registrare un nuovo album di standard del futuro. Sono affascinato dal fatto che alcune canzoni possano vivere per sempre come As tears go by, Moon River, What a Wonderful World. Ora voglio provare a scrivere dieci canzoni come queste. Ho trovato il microfono perfetto in Italia per iniziare questa nuova avventura il “microfono Ribera”. Taketo Gohara (sound designer) e Vinicio Capossela mi hanno convinto a utilizzare questo apparecchio che ha la possibilità di far vivere per sempre una canzone”.

 

 

Lei suona spesso in Europa, qual è il suo pubblico preferito?

“Mi piace le diversità delle persone, ci rende tutti più umani. Non posso scegliere un Paese piuttosto che un altro: sono tutti molto vasti e intriganti. Ognuno rappresenta un viaggio fantastico e di grande bellezza. Sono stato come a casa mia in Spagna, a Cordoba. E’ un posto che  mi ha fatto vivere in una pigrizia incredibile e ho ascoltato i migliori suonatori di chitarra di sempre. Un mondo perfetto per me con tanta gente sorridente. Poi ho conosciuto Calitri in Italia (provincia di Avellino) e il cibo di là e qualcosa di cui non posso fare a meno, grazie alla mamma di Vinicio Capossela”.

A proposito di quest’ultimo: è ospite del suo album così come altri italiani, il gruppo Sacri Cuori, come è stato suonare con loro?

“Nel mio paese la musica più piena di anima viene da dove il cibo è più buono. In Italia è lo stesso, con il fatto che mangiare dà ancora più soddisfazione. Vinicio e Antonio Gramentieri dei Sacri Cuori sono gente piena di anima con una sottile intensità che diventa ispirazione attraverso un’area confortevole. Quindi a un certo punto… mangiamo la pasta! Così semplice e così giusta. E’ un’arte quotidiana e io sono affamato di arte”.

Michele Manzotti

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