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Si celebrano i dieci anni di “The Gospel of Progress”, l’album che fece conoscere al grande pubblico Micah P Hinson, un disco considerato una delle pagine più interessanti dell’indie-folk. L’album ricevette eccellenti recensioni dalla stampa specializzata, affascinata dalla capacità di Micah di esplorare in maniera totale la propria gamma di sentimenti. Il disco fu inserito in numerose playlist, tra cui Uncut, Time Out e The Indipendent, e raggiunse la quinta posizione nella classifica dei migliori 100 album di Rough Trade. Micah P Hinson (nato in Tennessee e cresciuto in Texas), che raccoglie le eredità sonore di Mark Lanegan, di Johnny Cash, di Leonard Cohen, è in Europa per un tour che ha toccato anche Firenze dove lo abbiamo contattato.
A questo punto della sua carriera quale sono le sue fonti di ispirazione?
Quella che sentiamo oggi nelle classifiche americane è musica che non è destinata a restare. I personaggi vanno e vengono e i brani sono insignificanti. Penso che personaggi come Madonna dovrebbero lasciare il microfono e rititarsi a casa. Invece il nostro passato è molto importante: basta guardare indietro e ritroviamo Billie Holiday, Robert Johnson, Woody Guthrie. E volendo anche Mozart e Beethoven. Nella tradizione si sentono e si trovano cose nuove.
Quale brani porta in tour?
Sono qui prevalentemente per presentare la mia vecchia produzione, “The Gospel of Progress” che è stata ristampata di recente. Brani a cui sono molto legato. Però, anche se ce ne sono di nuovi in arrivo, mi piace lavorare anche ad altri progetti. Ad esempio sto curando molto pezzi strumentali da utilizzare nelle colonne sonore. Mi piace come dimensione, con la musica che è interamente protagonista del mio linguaggio.
Adesso quali sonorità sta cercando?
Quando si ascoltano i generi che caratterizzano la musica americana si trovano tante cose e questa è un’ottima fonte di ispirazione. Da qui mi muovo per cercare sonorità diverese, magari usando il pianoforte più che la chitarra.
Lei ora è in Europa, c’è un paese i cui pubblico risponde meglio alla sua proposta musicale?
Mi piace stare in Europa, ma non penso che ci sia un posto diverso dall’altro per quanto mi riguarda. Mi trovo bene in Spagna, così come in Norvegia e ovviamente anche qui in Italia. Questo anche perché non mi sarei mai immaginato di suonare fuori dal mio Paese. Tra l’altro mi diverto a constatare come scopro più cose degli Stati Uniti quando sono lontano da casa.
Michele Manzotti
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