(Act / Egea)
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Fa piacere pensare che la fisarmonica jazz non sia identificabile soltanto con pochi solisti (primo fra tutti lo straordinario Richard Galliano), Il nizzardo Vincent Peirani (che nel 2014 ha ricevuto il prestigioso premio Victoires du Jazz come artista jazz dell’anno e il premio tedesco ECHO jazz) fa parte di una generazione di giovani jazzisti partiti con la classica, ma che sono cresciuti ascoltando e suonando qualsiasi genere, dal rock al pop passando per la musica elettronica. Come spiega lo stesso Peirani: «Per me questo è il futuro del jazz. Oggi i musicisti hanno accesso a tutte le forme possibili di musica in qualsiasi momento tramite Internet. Inoltre viaggiare è più facile ed è normale incontrare nelle nostre città musicisti da tutto il mondo. Se si è aperti ad esplorare nuove culture e idee, questa è una miniera di opportunità». L’album vede Peirani con il quintetto formato dal sassofonista jazz Emile Parisien, dal bassista Julien Herne, che viene dalla scena Rhythm’n'Bluse e hip-hop, dal batterista Yoann Serra, che si divide tra jazz e musica elettronica e dal tastierista Tony Paeleman, che ha lavorato molto con cantanti e musicisti pop. Tutte queste influenze si ritrovano nell’album: l’iniziale Suite en V Part 4 presenta figurazioni etniche, dalla scala pentatonica a momenti mediterranei, On The Heights e Working Rhythm sono un jazz-rock che guardano verso la lezione canterburiana, Some Monk è uno swingato moderno e sperimentale, Miniature è una ballata melodica che conclude il disco. C’è anche un omaggio a Jeff Buckley con Dream Brother che diventa quasi un inno religioso tra Europa e mondo mediterraneo con sonorità rock. Un ottimo album che mostra un musicista maturo.
Michele Manzotti
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