(Visage Music/Materiali Sonori)
Pagina Facebook Il nuovo Bella Ciao
Era il 1964 quando il Nuovo Canzoniere Italiano portò in scena per la prima volta al Festival dei Due Mondi di Spoleto lo spettacolo “Bella Ciao”, curato da Roberto Leydi e Filippi Crivelli su testi di Franco Fortini e con la partecipazione di un cast di musicisti straordinari, composto da Caterina Bueno, Maria Teresa Bulciolu, l’ex-mondina Giovanna Daffini, Giovanna Marini, Sandra Mantovani, Silvia Malagugini, Cati Mattea, il Gruppo Padano di Piàdena, Michele L. Straniero, e Gaspare De Lama. All’epoca, a far discutere e a gettare scandalo furono i versi di “O Gorizia tu sei maledetta”, ma la vera rivoluzione rappresentata da quello spettacolo fu rappresentata dal disvelamento al grande pubblica dell’esistenza del mondo popolare con il suo incredibile patrimonio di canti, che l’anno dopo vennero raccolti nel disco “Le canzoni di Bella Ciao”. In occasione del cinquantenario dello spettacolo originale, lo scorso anno su impulso del musicologo Franco Fabbri, Riccardo Tesi ne ha curato un riallestimento speciale, coinvolgendo il percussionista Gigi Biolcati, il chitarrista Andrea Salvadori e le voci di Alessio Lega, Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi ed Elena Ledda, per un unico concerto tenuto presso la Camera del Lavoro di Milano in concomitanza con il convegno tenuto all’Università Statale. Il successo riscosso in quella circostanza ha spinto l’organettista toscano a proseguire l’esperienza prima con un lungo tour che ha attraversato la nostra penisola, e successivamente ad intraprendere una fortunata campagna di autofinanziamento su MusicRiser per la realizzazione di un disco, pubblicato da Materiali Sonori. Durante l’ascolto a colpire è come gli eleganti arrangiamenti confezionati da Tesi mirino essenzialmente ad esaltare la potenza narrativa e simbolica del canto, partendo dalle meravigliose voci di Lucilla Galeazzi, Elena Ledda, Ginevra di Marco ed Alessio Lega, a cui si sposa perfettamente l’interplay tra l’organetto del musicista pistoiese e la chitarra di Salvadori, il tutto supportato magistralmente dalla coloriture ritmiche dell’eclettico Biolcati. Ad aprire il disco sono le voci della “lizzatura” dei blocchi di marmo dei cavatori delle Alpi Apuane, a cui segue prima un medley tra le due versioni di “Bella Ciao”, quella delle Mondine e la riscrittura della Resistenza, e poi il lamento delle filandaie bergamasche “Povre filandere”. L’intensissima versione di “Maremma Amara” di Ginevra Di Marco, ci introduce poi al canto di carcere “Porta Romana” in cui spicca la voce di Alessio Lega e il clarinetto di Michele Marini, ma uno dei veri vertici del disco arriva con “Amore mio non piangere”, canto delle mondariso dal repertorio di Giovanna Daffini e riletto dalla voce di Elena Ledda. Seguono poi la trascinante versione del canto narrativo “Sant’Antonio a lu desertu” interpretato magnificamente da Lucilla Galezzi, il canto di protesta “Sono cieco e mi vedete” con protagonista ancora la voce di Elena Ledda e la splendida versione di “Cade l’uliva”. Le rivendicazioni delle donne contro le dure condizioni di lavoro de “La Lega” e il canto processionale sardo “No mi giamedas Maria” interpretato sul modulo dei gosos catalano-aragonesi da Elena Ledda, ci conducono ai licenziosi “Stornelli Mugellani”, per proseguire verso il Piemonte con “Mia mama veul ch’i fila” per sole voci e body percussion. Verso il finale spiccano “Gorizia” in una struggente versione di Lucilla Galeazzi, “La mamma di Rosina”, nella versione rielaborata da Michele L. Straniero, e la conclusiva “Addio Lugano Bella”, riletta quasi fosse un valzer di addio.
Salvatore Esposito
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