www.rogerwaters.com
Su The Wall, inteso come disco dei Pink Floyd è stato detto molto sin da quando uscì. Dopo avere visto il film The Wall, curato da Roger Waters e Sean Evans e presentato al Festival di Toronto, siamo giunti alla conclusione che lo stesso Waters abbia voluto andare oltre la dimensione strettamente musicale. Così come nel 1979 volle andare oltre il suono abituale della formazione, quello che aveva caratterizzato Atom Heart Mother, Ummagumma e Dark Side of The Moon. Come se il musicista avesse bisogno di rafforzare il legame con la sua creatura, andando avanti con lo sviluppo dell’idea che originò il disco. Il film The Wall (presentato in contemporanea nei cinema italiani per soli tre giorni) quindi è qualcosa di più di un semplice resoconto dello spettacolare tour mondiale che tra il 2010 e il 2013 che vide protagonista il bassista e la sua band di lusso. E’ un tentativo di legare la musica a una situazione reale: quella del viaggio di Waters alla ricerca delle tombe nel nonno Henry George e del padre Eric, morti rispettivamente nella prima e seconda guerra mondiale. L’orrore dei due conflitti, specialmente l’ultimo che ha negato a Waters l’affetto di un genitore mai conosciuto, è l’occasione per urlare a gran voce il no alla guerra grazie a musica e immagini per un dedica a tutte le vittime di guerre e terrorismo in anni e situazioni diverse. La presenza incombente della morte si aggiunge all’incomunicabilità e all’oppressione descritta dai brani. Il pellegrinaggio in Francia e in Italia (Anzio e Montecassino) fatto di pensieri oltre che di parole fa da contraltare allo spettacolo dall’allestimento grandioso dove Rogers e i suoi musicisti scompaiono inghiottiti da un muro costruito progressivamente durante il concerto e che poi crolla tra le ovazioni di migliaia di spettatori. Sono due ore in cui lo spettatore è chiamato a riflettere sulle tematiche sottolineate da Waters più che a godere di un repertorio diventato ormai classico. Per questo motivo l’intervista di mezz’ora con il protagonista e il batterista Nick Mason, filmata in un ristorante, rompe la tensione e porta l’attenzione sui Pink Floyd e la loro epopea in cui Waters ha lasciato una traccia fondamentale.
Michele Manzotti
Tagged Pink Floyd, Roger Waters, Sean Evans, The Wall