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Foto (c) Roberto Cifarelli
Una celebrazione di sua maestà il banjo. Di Béla Fleck e Abigail Washburn abbiamo già parlato in occasione del disco uscito per la Roadrunner e distribuito da Egea (clicca qui). Il progetto, che sintetizza due modi differenti e complementari di concepire il repertorio dello strumento, ha poi portato la coppia artistica oltre che nella vita ad affrontare un tour che ha toccato l’Europa. Al Blue Note di Milano i due musicisti statunitensi hanno suonato nell’unica data italiana di questo tour. Sul palco Béla Fleck dimostra con estrema naturalezza di essere un virtuoso dal tocco sopraffino. Con lui il banjo (un Gibson del 1937 e il banjolele) cambia sonorità per ricordare le più nobili note di chitarra e di arpa. Abigail Washburn è un’intrattenitrice naturale: suona uno strumento più vicino a quello dell’antenato africano. Non usa il plettro, ed è cantante oltre che strumentista.
Anzi è un’ottima entertainer che ha cantato anche un brano in cinese e che ha dato vita a un finale a passo di tip tap. Con tutto questo i due presentano un repertorio di tutto rispetto. A partire dai soli di Béla Fleck dove compaiono anche pagine di Bach, a pezzi dall’album come la murder ballad Shotgun Blues composta dalla Washburn, la tradizionale Railroad e l’affascinante strumentale di Fleck New South Africa. Ma è la combinazione sonora a creare un fascino che dura per tutta la sera. Il banjo ha trovato sicuramente la propria dinastia.
Michele Manzotti
Tagged Abigail Washburn, banjo, Béla Fleck, Blue Note, Milano