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L’edizione 2016 dell’European Blues Challenge avrà per l’Italia un’importanza tutta particolare: sarà proprio in Toscana (per la precisione a Torrita di Siena) che varie band da tutta Europa si sfideranno per il titolo di rappresentanti del blues europeo. A pochi chilometri da lì (agli Ex Macelli di Montepulciano) si sono svolte le finali che hanno sancito chi rappresenterà l’Italia in questo appuntamento unico. Una serata di grande blues non solo suonato ma anche raccontato, grazie agli interventi, fra gli altri, di Fabio Treves, Marino Grandi, e gli organizzatori del Torrita Blues Festival. A condurre il tutto, Dr. Feelgood, DJ di Virgin Radio. E’ stata anche l’occasione per un ricordo doveroso di Roberto Ciotti, uno dei pilastri del blues italiano venuto a mancare ormai quasi due anni fa. Venendo alla musica suonata: competizione a parte, non si poteva immaginare occasione migliore per gettare uno sguardo sullo stato del blues in Italia: tre ore e più di musica, con sei gruppi provenienti da ogni parte dello stivale, ognuno con una propria individualità e sempre nel segno di un livello qualitativo veramente alto.
L’apertura è stata affidata a Amanda Tosoni & Andrea Caggiari Duet, provenienti da quel di Milano. Il loro blues intriso di suggestioni noir e vaudeville rimanda direttamente all’atmosfera fumosa dei teatri americani dei primi anni ’20, al suono rauco e sfrontato di Bessie Smith e Ma Rainey. Nulla di semplicemente derivativo, però: grazie ad un’abilità non comune ed ai tanti espedienti musicali – strumenti usati come veri e propri oggetti di scena – il suono ha una spiccata originalità.
Secondi a salire sul palco sono stati i Mojo Rail Company, un quintetto proveniente dal centro-Italia (Marche ed Umbria). I loro riferimenti vanno sicuramente individuati nel blues elettrico degli anni ’70 e seguenti, sul solco tracciato da Eric Clapton e Stevie Ray Vaughan. Anche in questo caso, un’ottima esibizione caratterizzata da più di un tributo a Robert Johnson, con una menzione speciale per un organo particolarmente ispirato.
In un ideale spettro sonoro, i Blues Queen – da Mondragone – si situano sicuramente in quel confine tra blues e rock, per l’elettricità del suono e la potenza vocale. Consapevoli anche loro di doversi giocare il tutto per tutto in poco più di un 20 minuti, non hanno risparmiato nessun colpo: ed effettivamente la manciata di minuti di esibizione itinerante (e senza l’ausilio del microfono) della vocalist Alessandra Bene ha rappresentato uno dei punti più alti della serata.
Con Paul Venturi and The Junkers (Modena) ci si è nuovamente calati nelle nebbie del tempo, fino alle atmosfere di un virtuale “minstrel show”: estremamente rigorosi nella scelta della strumentazione (pianoforte verticale, contrabbasso, più una serie di bellissime chitarre vintage) e tecnicamente ineccepibili, i tre hanno regalato 20 minuti di intensissimo barrelhouse blues, con l’impatto sonoro di una small orchestra.
A proposito di orchestre, proprio il set seguente di Matteo Sansonetto (Jesolo) e della sua Blues Revue ha presentato una ridotta ma potente sezione fiati. Un sound ispirato al funk e R&B più selvaggio, molto vicino alla lezione di gente come Otis Rush, Johnny “Guitar” Watson o Albert Collins. Sansonetto vanta ormai una consolidata esperienza, non solo in Italia (frequenti le sue incursioni negli Stati Uniti). Lo dimostra la sua capacità di tenere il palco, e nella cura degli ottimi arrangiamenti che caratterizzano i suoi pezzi.
L’onere della chiusura è andata al giovanissimo e talentuoso Carmelo La Manna (Catania), accompagnato da dei comprimari di tutto rispetto. Ottimo cantante e chitarrista sopraffino, Carmelo ha messo in mostra uno stile eclettico basato sulla fusione di innegabili influenze jazz con un suono elettrico e viscerale: una combinazione che lo ha portato a pochissima distanza dal vincere il contest.
Alla fine dell’ultimo set era chiaro che la giuria avrebbe avuto un compito difficile: bastava catturare qualche parola tra il pubblico per rendersi conto della varietà di giudizi e pareri. D’altronde, al di là del gusto personale, era innegabile che tutti i partecipanti avevano titolo a contendersi il premio. E alla fine – pur sofferto – il verdetto è uscito: saranno Paul Venturi & The Junkers a rappresentare l’Italia nella sfida europea del 2016. Sarebbe stato interessante assistere alle discussioni tra i giurati, ascoltarne le diverse argomentazioni: comunque sia si tratta –almeno a parere di chi scrive – di una vittoria più che meritata. Volendo azzardare un’interpretazione sull’esito finale, è probabile che abbia fatto la differenza la capacità dei tre di recuperare la funzione più ancestrale del blues: toccare le corde più oscure dell’anima con la sofferenza del canto, e contemporaneamente consolarla con la trasognata leggerezza dello swing. L’appuntamento è ora per il prossimo aprile 2016, nella splendida cornice di Torrita di Siena. Viste le premesse – e conoscendo un po’ il livello musicale nel resto del continente – è facile prevedere già da ora che sarà una serata imperdibile.
Pietro Rubino
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