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Uno spettacolo tra musica e parole. Con un attore, che non disdegna di esibirsi nelle vesti di cantante, per dare forza a testi e pensieri in mezzo a oggetti scenici preparati appositamente dall’artista Sergio Brumana. Oltre ovviamente al musicista e ai suoi brani. Pacifico, nome d’arte di Luigi De Crescenzo, è uno degli autori più prolifici e apprezzati della canzone italiana. Ma è anche interprete con tante esperienze, come quella sul palco di Sanremo. Per lo spettacolo «Le mosche», tratto dal libro da lui pubblicato per Baldini & Castoldi , è affiancato da Neri Marcorè. Incontriamo il musicista in occasione della sua tappa fiorentina allo Spazio Alfieri
«Le mosche» è il titolo di un suo libro. Come ha deciso di portarlo sul palco?
«Preferisco chiamarlo un taccuino che poi si è fatto libro raccogliendo le tante cose che mi sono successe negli anni. I pensieri d’altra parte sono il motore per scrivere le canzoni».
Accanto a lei c’è un attore come Neri Marcorè: come ha programmato la musica e gli interventi parlati?
«La parola programmazione con Neri è molto impegnativa. Siamo molto amici e condividiamo pensieri tra di noi oltre al dialogo di fronte a un pubblico. Inoltre lui canta anche le mie canzoni. Lui a volte parte in improvvisazioni esilaranti, quasi devastando lo spettacolo. Io fortunatamente riesco a fermarlo in tempo. Fare qualcosa insieme in questa dimensione intima mi piace tantissimo».
E quali canzoni ha deciso di proporre?
«A volte quando sono da solo con la chitarra eseguo canzoni mie che non ho mai suonato. Ma ho preparato delle basi per questo spettacolo (in modo molto artigianale) destinate a non essere incise su disco. L’elettronica è complementare con il suono della mia chitarra ed è un bel modo di riprendere i miei brani».
Lei vive a Parigi, all’origine della scelta c’è un’attrazione sentimentale (non necessariamente per una persona ma per la città) o un’esigenza professionale?
«Tutto ciò che ha detto. Al di là di un legame personale c’è sicuramente il fascino della città ad avere influito sulla mia scelta. Poi c’è la questione lavorativa: ci sono molte più opportunità rispetto all’Italia anche se i francesi mi considerano come una matricola. Si incontrano però artisti differenti e piano piano sto facendomi conoscere come autore. Ultimamente un tenore che affronta vari generi musicali ha interpretato un mio brano con molto successo, portandolo anche sul palco dell’Olympia».
Michele Manzotti
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