Arcana
www.arcanaedizioni.it
Pagine 335, prezzo Euro 19.50
La vicenda artistica di Neil Young, la cosa è nota, si riflette pienamente con la crescita e la formazione culturale del continente americano, con i suoi controversi e spesso cruenti avvenimenti, che dallo sbarco di John Smith e i primi insediamenti inglesi arrivano fino alle dispute politico-ambientali attuali. Neil Young ha “sentito” tutto ciò e lo ha riversato nei mille rivoli della sua espressività, dalle prime band giovanili ad una carriera da solista sempre rilevante. Oggi due autori italiani, cultori del cantautore canadese, scrivono un libro che ha come punto di partenza il viaggio di Young da Ontario fino alla volta della California, vero e proprio Golden State della musica che, dopo i fasti della corsa all’oro di fine ottocento, diventa il luogo dove affermare la propria creatività. Si parla da allora di musica californiana , ma Frollano e Pellegrini sottolineano come il suono “West Coast “ sia stato creato da musicisti che venivano da un’altra America, quella dei freddi stati del Nord del continente spesso quando non dal Canada, terra del nostro eroe. A tutti gli effetti la frase chiave del libro dei due autori è quella che apre il quinto capitolo: cercare e trovare. La ricerca senza fine dell’uomo (e del musicista), intesa come ricerca di altri luoghi di altri posti di affermare la propria identità . Tutta l’arte e la poetica delle canzoni di Neil Young sta in questa esperienza esistenziale dell’ uomo e Young nell’analisi del libro è colui che più di altri sembra restituire l’essenza dell’artista americano che non è solo autore , musicista e cantante delle proprie canzoni ma è anche filologo, è anche giornalista, è anche ricercatore. Nel libro vengono evidenziati alcuni album cardine dove è chiara la ricerca del cantautore canadese , sempre in bilico tra la contemporaneità e la storia dei nativi d’America , quindi tra un passato fondante e un presente continuamente da interpretare e da leggere: “After the Gold Rush“, ovviamente, “Zuma“, “Harvest” , il più recente “Americana” ma anche la colonna sonora del film “ Dead Man “ di Jim Jarmush e il disco prodotto insieme a Daniel Lanois “ Le Noise “ . E’ una linea narrativa interessante che esclude altri LP i ma che ha un ottima ragion d’essere cioè quella di una seconda lettura che va ben oltre la fama dei dischi stessi: è nella canzoni contenute in queste opere che si riflette l’epopea americana , è nei suoni della chitarra elettrica di Young che rivivono secoli di storia della nuova frontiera. C’e’ inoltre una storiografia musicale che il libro segue e che parte dai salmi importati dal vecchio continente nel 600 dai padri pellegrini e dai puritani e che poi si evolvono negli inni, negli spirituals trasformandosi nel corso del tempo in multiformi espressioni di intrattenimento che Young nei suoi vari momenti della carriera sembra volere ripercorrere tutti. Una memoria storica di cui forse oggi si ha più coscienza che nella fortunata stagione della musica west coast e cioe’ nel momento di affermazione di quello che all’epoca veniva chiamato country rock e che adesso con una formula più omnicomprensiva viene chiamato Americana. Chiude il libro un intervista con Ralph Molina, batterista dei Crazy Horse, la discografia di Neil Young e un analisi dettagliata dei concerti di Young compresi tra il 1961 e il 1978, periodo che rappresenta il contenuto del libro .
Ugo Coccia
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